Vangelo 31.08.2024 (Mt 25,14-15.19-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «14 Avverrà
infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e
consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a
un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19 Dopo molto
tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri
cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho
guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo
padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte
alla gioia del tuo padrone”
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COMMENTO.
“Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi
servi e consegnò loro i suoi beni”. Pensiamo che quest’ Uomo che parte in
viaggio lontano sia Dio Creatore che consegna la sua creatura (il Cosmo)
ai suoi servi perché la coltivino e ne abbiano cura; mistero dell’assenza
di Dio. E d’altra parte Il Padre ci ha consegnato il Suo Figlio e lo
Spirito Santo, che sono l’Amore reciproco che circola da uno all’altro. In
effetti per un cristiano questo Dio che va in viaggio è Gesù Cristo, in
particolare nella morte in Croce per amore, il Dio che troviamo proprio nei
lontani, nei ‘più piccoli dei miei fratelli’, dice Gesù, negli scartati da
un sistema divisore, intollerante delle differenze, da una Chiesa a volte
matrigna. “E’ detto “Avverrà come a un Uomo”. Nella parabola troviamo
l’azione di Dio oggi, troviamo in ‘parabola’, in metafora una lettura
della realtà attuale e solo in filigrana il futuro. “A uno diede cinque
talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno”
Spesso riduciamo i talento alle qualità, alle capacità delle persone, ma il
talento siamo noi stessi. Io sono il talento. Dio non mi identifica con la
dipendenza che ho, né con il mio passato magari disastroso. E poi il fatto
che ognuno è diverso dall’altro (Chi 5 talenti, chi due…) è un bene.
Proprio nell’essere altro, cioè diverso, c’è la possibilità di essere e
diventare simili a Dio in una relazione di uscita da se stessi, di
accoglienza, di donazione, di comunione con l’altro.“Dopo molto tempo il
padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti …” Il servo risponde ;
mi hai dato cinque talenti, ecco altri cinque; per amore mi hai dato quello
che ero e per amore è stata la mia risposta con il cuore, con la mente,
con le mie energie. Ho cercato di amare come mi sentivo amato da Te, mio
Dio, per questo ‘sono contento di come ho vissuto, di come mi hai dato di
vivere la mia vita come dono, come umile servizio’ (card. Martini). “Colui
che ne aveva ricevuto un solo talento,andò a ndò fare una buca nel
terreno e vi nascose il denaro del suo padrone”. E’ fondamentale che non
mi chiuda in me stesso, che trovi la mia identità non nell’Ego,ma nel più
profondo di me. Là dove c’è già l’Altro, lo Spirito, Dio, Gesù risorto. E’
fondamentale che ognuno si renda conto che è un dono, un dono di Dio così
com’è. Allora è possibile la virata, la ‘svolta’ (conversione) che gli fa
gustare la vita. Altrimenti rimane nel pianto e stridore di denti,
imprigionato con gli altri e con se stesso in rapporto di di commercio, di
guadagno, di avere, di possedere). Possa io vivere, sentirmi amato da
Gesù per amare come Lui ha amato e possa sentire la voce che mi dice:
Partecipa alla gioia del tuo ‘padrone’ (che non è un Padrone), del Tuo
Fratello, Amico, Signore Gesù Cristo.