Vangelo 27.05.2022 (Gv 16, 20-23)
voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete
afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando
partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla
luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è
venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi
vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere
la vostra gioia”.
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COMMENTO.
Quel un poco e un poco di tempo di cui ha parlato prima riguardava il suo
morire in Croce, il suo rimanere nel sepolcro e la sua resurrezione, ma
anche l’esistenza di ogni persona, come l’esistenza di tutta la storia
umana, perché tutta la storia è in cammino verso la comprensione del
mistero di Dio, dell’Universo, dell’Umanità. “Voi sarete afflitti, ma la
vostra afflizione si cambierà in gioia”. Impieghiamo tutta la vita a capire
il mistero dei venerdì e dei sabati santi nella nostra vita, a capire la
sofferenza e il silenzio di Gesù nella tomba, il silenzio di Dio nella
nostra storia. Ci vuole tempo a capire, anche perché c’è sofferenza e
sofferenza, c’è dolore e dolore e a volte ci blocchiamo su un dolore
inutile, sterile a cui però ci leghiamo come a un idolo, non lasciandoci
invece forgiare da dolori che sono di parto, che accompagnano il generare
vita. “La donna, quando partorisce, è afflitta..; ma quando ha dato alla
luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è
venuto al mondo un uomo”. La donna rappresenta la madre e la sposa e
rappresenta il popolo di Dio che genera i figli di Dio. E rappresenta anche
Eva, madre di tutti i viventi. Ora ci sono per tutti gli umani sofferenze
naturali o a motivo di sevizio agli altri e queste non sono sofferenze di
morte, ma di doglie di parto, soprattutto se sappiamo accoglierle come
luogo di testimoniare la vita e l’amore. Gesù ha sofferto così i dolori
della passione, della croce, non amando la sofferenza, ma accogliendola
come momento per diffondere amore, perdono, vita, pace e gioia. ‘Esistono
persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo anelli
d’oro, forchette d’argento, invece di salvare Te, mio Dio, altre che
vogliono salvare il proprio corpo a tutti i costi (e non sanno soffrire),
dimenticano che possono spezzare il loro corpo come pane e offrirlo a
tutti gli affamati di vita, d’amore… (da E. Hillesum) .Posso testimoniare
che molti amici e amiche sanno seguire Gesù di Nazareth lavoratore in
famiglia, e Gesù di Cana e Cafarnao che cura, che ha compassione, e poi
ancora Gesù che dona la vita sulla Croce soffrendo il morire del corpo per
generare vita e salvezza per tutti. Sono uomini e donne da cui attingo la
gioia vera proprio dalle loro lacrime, testimoni di Gesù della Croce che
traspirano la gioia di vivere, la gioia di amare proprio nelle loro
sofferenze. La sofferenza non va cercata, come malamente a volte ci è
stato insegnato; la sofferenza c’è, la morte c’è, ed è in questa esistenza
terrena con tutte le sue condizioni di limite, di fragilità, di mortalità,
di sofferenza, che siamo chiamati a testimoniare l’amore e diventare uomini
e donne nuove che sanno amare con lo stesso amore di Gesù Cristo, Fratello,
Signore, Amico.