Vangelo 27.04.2023 (Gv 6, 44-51)

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo
attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”.
Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché
qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il
Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io
sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto
e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia
non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo
pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del
mondo».
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COMMENTO
“I Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono
il pane disceso dal cielo.» …” Discendere o essere generato direttamente
da Dio! Una bestemmia per i Giudei, capi del popolo, e per tanti o tutti,
anche oggi, che dalla religione e dalle tradizioni, dal vivere
superficialmente ci facciamo l’idea di un Dio lontanissimo, padrone
piuttosto che Padre, un Dio dominatore, senza Misericordia. Certo, è per
tutti un mistero grande questo Uomo-Pane di origine divina, generato da
Dio. ‘Nessuno può venire a me, se il Padre non lo attira.’ Solo per fede,
solo con fiducia (come un bimbo in braccio alla madre!) si entra nel
segreto di un Dio Padre misericordioso dal cuore di Madre. E sono tanti i
modi con cui il Padre ci attira. Ci ‘seduce’, come dice il profeta Geremia,
in modo tenero, delicato, che non forza. Siamo noi che abbiamo orecchie
chiuse, che non coltiviamo il silenzio interiore, unica via per riconoscere
i segni. Charles de Foucauld, convertito, riconosce, in silenziosa
meditazione, che era attirato dal Padre buono quando provava tristezza nei
festini, quando si sentiva tremendamente solo nelle gozzoviglie ‘Mio Dio
come avevi la mano su di me e quanto poco io me ne rendevo conto. Quanto
sei buono, Dio mio nell’avermi custodito. Mi tenevi accovacciato sotto le
tue ali mentre io non credevo nemmeno alla Tua esistenza.’ Fermarsi,
meditare, chiudere la porta e ritirarsi nella cella del cuore, stare solo
davanti a Dio. È questo il più importante momento e spazio per ogni umano
per accostarsi al mistero di Dio-Pane, nutrimento vitale. Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Mangiare, nutrirsi, essenziale nel nostro cammino terreno, ma forse anche
nel cammino al di là, oltre. Tutto è in relazione, ne siamo più che mai
coscienti. La relazione è fatta anche del mangiare, del nutrirsi a vicenda.
Non abbiamo mai letto, sentito, magari sperimentato l’espressione di un
innamorato: ‘ti mangerei’? O in rapporti di grande amicizia: mi nutro di
te, del tuo sapere, della tua bontà. Credere in Gesù, aderire a lui,
lasciarsi assimilare a Lui è ciò che qui chiamato “mangiare”. È nutrirsi
del corpo e sangue di Gesù nella Celebrazione dell’Eucaristia, ma è
nutrirsi di Lui nella vita quotidiana con un rapporto interiore di cuore a
cuore. E ancora ci si nutre di Lui nel Vangelo, ma soprattutto nell’Amore
ai poveri, ai piccoli, a tutti. Qui è già vita eterna! Diventiamo ciò che
mangiamo. Come ci nutriamo? E di che cosa, di chi ci nutriamo?