Vangelo 26.05.2022 (Gv 16, 16-20)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più;
un poco ancora e mi vedrete» Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra
loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco
ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che
cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol
dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando
tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi
vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il
mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si
cambierà in gioia».
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COMMENTO.
“Non comprendiamo quello che vuol dire.” Intanto quel ‘un poco….un poco
ancora’ è facile capire che si tratta di un tempo di passaggio (anche il
tempo della vita terrena). Come i primi discepoli, facciamo fatica a capire
il mistero della sofferenza e della croce, facciamo fatica a capire il
venerdì santo (morte) e il sabato santo (tomba) e unirli al mattino
dell’ottavo giorno (quello della resurrezione). Facciamo fatica a capire
questo lungo tempo di Covid, che si sta trascinando e trascina in pantani
di guerre, di scontri sul modo di venirne fuori, un tempo di crisi non
come una parentesi per poi tornare come prima, ma ‘un poco’ che urla e
invita a modificare profondamente il nostro vivere. Perché forse l’unica
cosa da capire è questa: mentre noi aspettiamo che avvenga altro, proprio
in questo poco tempo (che ci sembra lunghissimo) avviene la salvezza.
Cercare di sapere -a tutti i costi- il come avviene non è la strada che
devo percorrere, ma quella di rinunciarvi per iniziare la via scoscesa
dell’occuparmi di scelte da fare, di occuparmi di trovare vie nuove di
relazione, ma non preoccuparmi, perché non sono io il centro
dell’Universo, neanche della mia vita, ma Qualcuno che ci ama ci
raccoglie da ogni burrone e fossa. La scienza, le religioni, la tecnica, la
politica oggi più che mai (come ognuno di noi) hanno bisogno di un bagno
di umiltà, di ‘saper di non sapere’, che è presupposto per imparare
qualcosa in verità. In realtà Dio, come sempre proprio in questa pandemia
si rivela in un modo così incredibile, così estremo, che non puoi crederci
e non puoi capirlo! E’ il tempo della pazienza, da parte nostra e da parte
di Dio per giungere alla conoscenza. “Voi piangerete e gemerete, ma il
mondo si rallegrerà.” Il nostro piangere non sia perché non possiamo
soddisfare tutti i bisogni, tutti i ‘capricci’ o per non poter fare come
prima, come si viveva la religione prima (che tra l’altro non eravamo
contenti), ma gemere per la sofferenza di chi ha perso il lavoro, di chi è
vittima di un’economia che crea sempre più poveri, di chi è sbattuto fuori
dalla propria terra e non trova accoglienza ma rifiuto e morte, delle
tante vittime di costruzioni di armi e delle guerre. Sia il gemere o fatica
di chi semina fra le lacrime e prova vie nuove e viene scartato, messo a
parte dalla burocrazia e da una Chiesa delle regole, di chi cerca ora di
modificare il proprio vivere e quello della chiesa in senso più evangelico,
più fraterno con tutti e viene deriso e combattuto, come capita a papa
Francesco. “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà
in gioia”. Anzi si può dire che in questo tempo di silenzio di Dio porta
già dentro il seme della gioia. Perché la gioia, se fosse solo dopo, non è
gioia. La gioia, dono gratuito, è già dentro a chi nel gemere sta generando
vita nuova, unito ai dolori di Gesù che nel morire d’Amore dona vita a
tutti.