Vangelo 24.06.2024 (Lc 1,56-67.80)

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un
figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in
lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo
vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo
padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le
dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo
nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si
chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome».
Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si
sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono
presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva
di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor
loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del
Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito.
Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
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COMMENTO.
“Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un
figlio”. Luca racconta due annunci di nascite e due nascite in parallelo
(Di Giovanni Battista e di Gesù). C’entrano anche i padri, ma sono
soprattutto le madri le protagoniste. Qui una donna anziana dà alla luce un
figlio e suscita meraviglia nei vicini e conoscenti che riconoscono
l’opera di Dio. L’espressione ‘compimento del tempo’ è piena di
significato. Ogni vita è compimento di un disegno di Dio, comunque sia
avvenuto il concepimento. Ognuno di noi può dire ed è bene che riesca a
dire: ‘Tu mi hai tessuto nel grembo di mia madre’ (salmo 138-9). “Volevano
chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria”, come era spesso nella
tradizione. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». C’è
qualcosa di veramente nuovo in tutto questo. Intanto la mamma che dà il
nome, mentre normalmente era il padre a dare il nome al figlio. E poi
Johan vuol dire : Grazia di Dio. Si entra decisamente in un’era nuova, in
un’alleanza nuova dove è la grazia, il dono, la gratuità la nota di fondo,
non più la legge, la tradizione, i costumi. Interpellato il padre,
sacerdote del Tempio (muto interviene scrivendo il nome Giovanni su una
tavoletta; uscendo così dalla tradizione, dalla norma diventa profeta e a
quel punto riprende la parola. Che sarà mai questo bambino? Il bambino non
seguirà le orme del Padre, non sarà sacerdote del Tempio, vivrà la sua
formazione a uomo, a precursore del Messia in regioni deserte fino al
momento di iniziare a battezzare un battesimo di conversione.. Giovanni
avrà i suoi dubbi su chi è veramente questo Gesù di Nazareth, saprà
mettersi in discussione, ma sarà fedele fino alla morte al compito di
indicare Gesù come il Salvatore, il Messia, l’Amico degli umani; cioè il
Battista è una voce, una vita che grida nel deserto del mondo, della
società civile e religiosa: Preparate la strada. Possa anch’io ogni
mattina sentire risuonare nel mio nome quello di Giovanni, di Grazia di
Dio, amato gratuitamente , e possa la vita del Battista rafforzarmi in
uno stile di vita che indica Gesù; e così possa la gente incontrare Gesù,
lasciarsi amare da Lui lo Sposo, l’Amico.