Vangelo 24.02.2021 (Lc 11, 29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non
le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu
un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per
questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà
contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne
dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed
ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli
abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la
condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed
ecco, qui vi è uno più grande di Giona». (Lc 11, 29-32)
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COMMENTO.
Dammi un segno che mi vuoi bene, chiede il figlio di 11 anni al padre,
appena arrivato dal lavoro, mentre, piuttosto silenzioso, lo sta portando
in macchina all’ora di basket. Quasi un’esplicita richiesta: dimmelo a
parole che mi vuoi bene …. Ma se anche glielo dicesse a parole,
basterebbe a rassicurarlo in pieno che davvero il padre gli vuole bene?
Nell’Amore non ci sono segni o almeno hanno solo valore del dito che indica
il sole o la luna, sono solo il chiarore che annuncia il giorno che verrà,
cioè figura della realtà.
In tutta l’economia dell’universo, un’economia’ che dice ‘spiritualità del
dono, di un Bene (come chiamarlo?) che regge silenziosamente l’universo,
che dice relazione d’Amore, ciò che ha valore, ciò che conta è la fiducia o
fede. Ed è *la fiducia del bambino *che, appena svezzato, s’allontana
insicuro sui suoi passi e al primo cenno di pericolo si rifugia nelle
braccia della madre (sal 131). Non chiede segni, non cerca segni, si butta
nella Madre …. Così è ‘la generazione di coloro che cercano Dio’. E’
questione di fiducia!
Arturo, credi che ci sarà una nuova vita dopo la morte? Hai bisogno di
segni? No, Tommaso, mi fido dell’Amico (Gesù Cristo) che ce l’ha promessa!
Certo noi adulti di ogni generazione, che è sempre ‘generazione malvagia’,
viviamo di segni. Hanno la loro importanza per l’intelligenza (sapienza),
che sa leggere i segni, per la scienza che dai segni arriva alla sostanza
(dal fumo al fuoco, dal profumo al fiore o all’essenza di un’erba o fiore).
La questione, il problema, il percorso da fare è *saper leggere i segni.*
Tutto quello che c’è è segno. La terra è segno di Dio, tutto quello che c’è
di bello e di buono al mondo è segno Suo, tutte le persone, anche quelle
che noi detestiamo, sono segno della sua infinita fantasia, del suo amore
infinito che ha dato la vita per tutti, anche per quelli che noi diciamo
peccatori, se comprendiamo di essere tra quelli.
Quindi tutto è segno di amore, di dono di Dio. E dove noi vediamo il male,
lì è segno di un amore più grande, del perdono, della misericordia di Dio.
Quindi nulla è sottratto a Dio.
L’uomo è quello che leggendo i segni sa riportare il Cosmo a Dio e dice *“Abbà,
lo dice* a nome di tutto il creato, dell’Universo.
Ma il cammino è quello di un ritorno, ritorno a Dio, (come diceva papa
Francesco che la Quaresima non è un pacchetto di fioretti, ma un ritorno
….) ritorno che è un divenire ‘come bambini’, cioè capaci di meraviglia
all’aurora del giorno, a un bambino, di fiducia davanti alla Croce, di
abbandono al Padre in ogni morte, di grazie per ogni Respiro.
Perché Grazie vuol dire: Mi basti Tu! (fratel Tommaso)