Vangelo 23.07.2021 (Mt 13, 10-17)
Avvicinatisi i discepoli gli dissero: Perché parli loro in parabole? Egli
rispose. Perché a voi è dato di conoscere il mistero del Regno dei cieli.
Ma a loro non è dato. A chi ha infatti sarà dato e sovrabbonderà. E a chi
non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole
perché pur vedendo non vedano, pur udendo non odano e non comprendano, e
così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non
comprenderete, guarderete ma non vedrete, perché il cuore di questo popolo
si è indurito. sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi per
non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con
il cuore e convertirsi così che io li risani. Ora, beati i vostri occhi che
vedono, le vostre orecchie che sentono. Amen, vi dico, molti profeti e
giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete e non lo videro, e
ascoltare ciò che voi ascoltate e non l’udirono.
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COMMENTO.
Questi versetti circa il parlare in parabole da parte di Gesù mi hanno
sempre molto interrogato, fatto riflettere e rimesso in cammino di ascolto
più attento e di messa in pratica della Sua Parola. * In parabole: perché? *E
forse questa mia situazione è già una prima risposta per tutti, in
particolare per chi continua a cercare segni, per chi non sa ascoltare, per
chi non vuole capire, perché capire vorrebbe dire convertirsi, dover
cambiare e servire con amore. Il parlare in parabola è un ‘come’ che ha di
più di quanto l’immagine dice, quindi apre una porta dalla quale guardando
bene puoi scorgere piano piano l’interno e soprattutto, entrando chiedendo
permesso, incontri chi ti ospita e incontri te stesso.* Perché a voi è dato
di conoscere il mistero del Regno dei cieli. Ma a loro non è dato. A chi ha
infatti sarà dato e sovrabbonderà. E a chi non ha sarà tolto anche quello
che ha. *Anche queste parole sono dette in parabola. Perché si tratta non
di avere soldi o chissà quale merito o dono. Si tratta dell’Ascolto, del
diventare e continuare a essere discepolo di Gesù. Un discepolo è sempre in
ricerca, sempre attento a imparare. Imparare che cosa? Che l’amore di Dio
è universale, che siamo in radice figli e fratelli, e siamo chiamati a
vivere questa figliolanza unica e bella fraternità fra tutti senza
eccezioni. Il discepolo che è in cammino ascolta questo messaggio, più
ascolta più gli è dato di crescere nell’Amore per tutti. A chi non vuole
ascoltare, a chi rifiuta di comprendere, Gesù parla in parabole e la
parabola è qualcosa che vedi ma non vedi, che ascolti ma non intendi e
resta lì. …*Non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e
convertirsi così che io li risani. *Gesù non s’impone: rispetta la libertà
di ognuno. Non è il metodo di Dio imporre qualcosa, nemmeno la guarigione.
“La tua fede, donna, centurione….ti ha salvato”. Straordinaria meraviglia
dell’Amore. Ecco perché Gesù parla in parabole, per tenere aperta la porta
della conversione, della possibilità ancora di cercare di ascoltare, di
vedere. Ecco l’utilità della parabola: ci fa vedere la nostra cecità. Vedo
una cosa che non vedo; sento una cosa che non intendo. E’ un modo divino,
rispettoso che ha il Signore per parlarci. Allora può succedere che
riconosco la mia cecità, che riconosco che ciò che vedo immediatamente mi
impedisce di vedere altre cose che vedo solo in parabola, allora può
succedere che vedere ciò che l’occhio non vede raggiunge il cuore e inizia
a liberalo da tante cose che lo appesantiscono. Quel beati i vostri occhi
che vedono e le vostre orecchie che sentono, possiamo sentircelo dire tutti
un giorno o l’altro, perchè tutti, anche se già discepoli, abbiamo ancora
bisogno delle parabole. In particolare abbiamo bisogno di ascoltare e
entrare nella parabola della Croce-resurrezione. Il cammino continua, il
finale è Pace e Gioia sempre. (fratel Tommaso)