Vangelo 19.05.2022 (Gv 15, 9-11)
anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti
del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la
mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.”
COMMENTO.
“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel, mio
amore”. Questo rimanere è fondamentale, è contempl-azione, è uno sguardo
pieno d’amore. Rimanete in Me che sono l’Amore. E l’Amore, come ogni
cosa viva, è circolare, sempre in cammino, dal Padre a Gesù, il Figlio, dal
Figlio agli umani, chiamati ad amarsi tra di loro con lo stesso cuore del
Figlio e così l’amore circola ritornando a Lui, il primogenito, e da Lui al
Padre. Questa circolazione d’amore è Spirito, è Soffio di Vita, è
Shalom, è Gioia. C’è da entrare in questa circolazione d’Amore; si entra
praticando le due Parole (comandamenti) di Vita, la prima del Padre:
“Questo è mio figlio prediletto, ascoltateLo” e l’altra del Figlio Gesù:
“Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi.” Ecco, si tratta di essere
dei contempl-attivi: Ascoltare e Vedere le cose, la storia, il Cosmo con
uno sguardo pieno d’amore, uno sguardo di bambini che coinvolge tutta la
persona nell’Amare concretamente. “Vi ho detto queste cose perché la mia
gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” La gioia del Vangelo riempie
il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù
Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. L’ Evangelii Gaudium di Francesco
comincia proprio così e va al cuore del messaggio di Gesù Cristo. Per
questo di una persona umana veramente e a lungo senza gioia, che pratica la
Lectio divina o la meditazione profonda e non vive nella gioia puoi
affermare: ora, in questo periodo, costui non è cristiano. Così di chi si
spende per gli altri, di chi si butta a corpo morto nel salvare gli altri,
di chi si affanna nell’aiutare ma non ha gioia, puoi dire: in questo non è
cristiano. Dio ci ha fatti per la Gioia, una gioia che può germogliare
anche nel dolore, nella fatica del donarsi, nel morire al possedere, al
giudicare… Perchè non c’è gioia nell’intimismo, nella perfezione
spirituale che accentua il centrarsi su se stessi, nella mano che si
chiude, nel cuore che rifiuta il perdono….. Mi diceva un amico, anche lui
malato di parkinson: sai, è festa donarsi agli altri, con i nostri limiti,
le nostre debolezze, ma donarsi; è festa, è gioia la fatica di preparare
umilmente il cibo materiale e quello spirituale per i fratelli e le
sorelle. Spirito della Gioia vera, donami di non essere preoccupato di
evitare le imperfezioni, di essere un ‘buon cristiano’, un santo subito,
quanto piuttosto di desiderare un amore sempre più grande, più crescente,
un amore più forte di ogni odio, di ogni rifiuto, più forte di ogni morte
e così camminare libero e leggero spandendo benedizione.