Vangelo 13.05.2021 (Gv16,16-20)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più;
un poco ancora e mi vedrete» Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra
loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco
ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che
cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol
dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando
tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi
vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il
mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si
cambierà in gioia». (Gv 16,16-20)

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COMMENTO.

Se abbiamo un po’ di confidenza con l’ Antico Testamento oltre che con il
Vangelo, possiamo capire che ‘il poco tempo’ è in generale un tempo di
passaggio (ma può indicare anche tutta la vita terrena) tra l’angustia, le
tribolazioni e l’intervento di Dio che libera, che dà vita. *Non
comprendiamo quello che vuol dire. *Come i primi discepoli, facciamo fatica
a capire il mistero della sofferenza e della croce, facciamo fatica a
capire il venerdì santo (morte) e il sabato santo (tomba) e unirli al
mattino dell’ottavo giorno (quello della resurrezione). Facciamo fatica a
capire questo tempo di Covid non come una parentesi per poi tornare come
prima, ma come ‘un poco’ che urla e invita a modificare profondamente il
nostro vivere. Perchè forse l’unica cosa da capire è questa: proprio in
questo poco tempo – mentre noi aspettiamo che avvenga altro – proprio in
questo poco tempo avviene la salvezza. Scrive C. Patrizia del Monastero di
Urbino: “Sapere di non sapere, di non poter capire è già una risposta”. La
strada che devo percorrere non è quella di cercare di sapere – a tutti i
costi. Ma è quella di rinunciarvi, per iniziare la via scoscesa
dell’abbandono incondizionato, che porta a lasciarmi cadere liberamente
nell’abisso del non sapere, fiduciosa che al fondo Qualcuno che mi ama mi
raccoglie … (da Come fuscello … ed. Betania). La scienza, le religioni,
la tecnica, la politica oggi più che mai (come ognuno di noi) hanno
bisogno di un bagno di umiltà, di ‘saper di non sapere’, che è presupposto
per imparare qualcosa in verità. In realtà Dio, come sempre, proprio in
questa pandemia si rivela in un modo così incredibile, così estremo, che
non puoi crederci e non puoi capirlo! E’ il tempo della pazienza, da parte
nostra e da parte di Dio per giungere alla conoscenza. “*Voi piangerete e
gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la
vostra tristezza si cambierà in gioia”.* Il nostro piangere non sia perchè
non possiamo soddisfare tutti i bisogni, tutti i ‘capricci’ o per non poter
fare come prima, come si viveva la religione prima (che tra l’altro non
eravamo contenti neanche prima), ma gemere per la sofferenza di chi, malato
in fn di vita, non può essere accompagnato da nessuno e muore come un cane,
di chi ha perso il lavoro, di chi è vittima di un’economia che crea sempre
più poveri, di chi è sbattuto fuori dalla propria terra e non trova
accoglienza, ma rifiuto e morte. Sia il gemere o faticare di chi semina
fra le lacrime e prova vie nuove, di chi cerca ora di modificare il proprio
vivere in senso più evangelico, più fraterno con tutti. Allora questo
tempo di silenzio di Dio porterà già dentro il seme della gioia. Perchè la
gioia, se fosse solo dopo, non è gioia. La gioia, dono gratuito, è già
dentro a chi nel gemere sta generando vita nuova, unito ai dolori di Gesù
che nel morire d’Amore dona vita a tutti. (fratel Tom)