Vangelo 12.06.2021 (Lc 2, 41-52)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di
Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine
della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del
ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne
accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata
di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non
avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre
giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li
ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di
stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono
stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco,
tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché
mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre
mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con
loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte
queste cose nel suo cuore.

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COMMENTO.

Un vangelo che ci viene proposto in diverse situazioni: festa della sacra
famiglia (dopo Natale), festa del cuore immacolato di Maria e altre volte.
Questo ci fa capire che il Vangelo sempre lo leggiamo e meditiamo
(commentiamo) con occhiali diversi, magari inconsciamente, secondo le
circostanze, le situazioni concrete in cui viviamo. E’ importante prenderne
coscienza, perché ci conferma che nel rapporto con Dio e dunque con gli
altri il cammino è personale sempre, anche se mai siamo isolati o da soli.
Personale e Insieme non sono parole in contrasto, anzi contengono proprio
tutto il meraviglioso ‘mistero’ della interconnessione, della realtà
relazionale, dell’Uno e Tre nell’unica Comunione delle differenze. Luca
racconta quest’unico episodio della vita di Gesù a Nazareth: l’andata dei
genitori con il ragazzo, che ha compiuto 12 anni, per la festa di Pasqua,
la festa della liberazione dalla schiavitù, dell’inizio del cammino verso
la Terra promessa, a Gerusalemme. *Ma, trascorsi i giorni, mentre
riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme,
senza che i genitori se ne accorgessero. *Lo ritroveranno solo dopo tre
giorni, cioè come ‘risorto’, nuovo, differente. Trovano un ragazzo maturato
nel rapporto con sé stesso, con i genitori, con la religione. E si
relaziona. E’ capace di ascolto e di dialogo, sia con i Sacerdoti, sia con
i genitori. E’ attento a seguire la sua vocazione, quella di occuparsi
delle cose del Padre suo. *«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo
occuparmi delle cose del Padre mio?»*. Ogni uomo non è un’isola, ma ognuno
ha un suo rapporto personale con Dio, con Il Padre che è ‘suo’ e di tutti.
Non sapevate che un figlio non è obbligato a impostare la propria vita
secondo la volontà dei genitori? Sarebbe imposizione bloccare la
creatività che è in ognuno! Quanto spesso capita nelle famiglie,
nell’educazione, nell’insegnamento del catechismo! Ma c’è anche un altro
aspetto. Non sapevate che in ogni ragazzo, in ogni giovane c’è, magari
nascosto dietro a tante maschere, l’appello a occuparsi delle cose di
Dio? E i genitori, Giuseppe e Maria, non capiscono, non comprendono.
Maria in particolare non comprende, non riesce a vedere dentro il fatto
concreto e le parole del figlio, ma non giudica, non condanna, non vuole
spiegazioni razionali, della testa. Per questo è immacolata. E quello che
fa ritornando a Nazareth, con il figlio che segue i genitori pur
occupandosi delle cose del Padre suo e di tutti, è di raccogliere nel
cuore, reso puro dall’accettare di non capire con la testa, tutte queste
cose nel vissuto quotidiano. V*enne a Nàzaret e stava loro sottomesso. *Ma
ora i genitori sanno che non devono ‘gestire’ il figlio come vogliono loro,
devono anzi ascoltare e imparare dal figlio e accompagnare con tenerezza.
Ora il figlio sa che i genitori non possono capire tutto, eppure ci vuole
rispetto e obbedienza dialogata per crescere nella cosa più importante:
amare! Questo in famiglia, come nelle Comunità, nella vita anche
religiosa: Grandiosità del dialogo, dell’accettazione di non comprendere,
del portare nel cuore per fare le cose del padre mio e di tutti: Amare
senza limiti. (fratel Tommaso)