Vangelo 11.07.2022 (Mt 19, 27-29)

Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi
dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul
trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi
su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà
lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi
per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita
eterna».
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COMMENTO.
Siamo alla fine di un lungo discorso su vari rapporti, dal rapporto con
l’altro diverso da sé, al rapporto con sé stessi, poi con i bambini, con
le creature, con beni materiali, ma anche con le qualità della persona, il
tempo e le forze. “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito;
che cosa dunque ne avremo?». Pietro e gli altri hanno lasciato tutto e la
domanda che Pietro fa è pertinente, è naturale, come ognuno di noi fa o
farebbe lasciando tutto. Ma cosa significa lasciare tutto? E’ soltanto
dei religiosi, di chi s’impegna in una vita ‘consacrata’ a Dio e agli altri
con dei voti? Proprio la risposta, interpretata bene, può aiutarci a
capire. “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o
madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto ”. Quel
cento volte tanto e anche in eredità la vita eterna si situano su un piano
diverso, su una dimensione diversa. Viene donato qualcosa che è
qualitativamente diverso, cioè un rapporto con le cose, con le persone non
di dovere, non di commercio, non di proprietari ma di relazione gratuita,
di ospite, di fratello e sorella in spirito concreto. “In eredità la vita
eterna” non è solo dopo, non è il Paradiso dopo, ma è un’ eredità che può
essere vissuta già ora, se si lascia tutto, se si segue passo dopo passo
Gesù di Nazareth fino al Calvario e risurrezione. Mario, amico da molti
anni, veterinario, padre e nonno ora, che vive con la moglie e due delle 4
figlie in un bel casolare in campagna, mi aiuta a capire il lasciare
tutto e avere il centuplo e in eredità la vita eterna. Proprietario del
casolare e della campagna in cui le figlie hanno una bellissima
coltivazione di fiori, vive il tutto e anche il suo lavoro non come
proprietario, e il suo rapporto con gli altri e con le cose è un rapporto
che sa di accoglienza, di fraternità. Quando vado da lui mi sento a casa.
Mi ricorda s. Francesco arrivato anche a vivere il rapporto con la morte
come una sorella, perché lasciava tutto ogni giorno ‘per il Suo nome’, non
per sé stesso. Spirito del Padre di Misericordia, attraversaci e donaci la
forza di vivere non come proprietari, non come dominatori, ma in cammino e
pellegrini di fraternità con tutti e con tutto il Creato per già gustare
alla vita eterna.