Vangelo 10.02.2023 (Mc 7, 31-37)
mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. 32 Gli portarono un
sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte,
lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli
toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli
disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35 E subito gli si aprirono gli orecchi,
si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò
loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo
proclamavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa
udire i sordi e fa parlare i muti!».
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COMMENTO.
“Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il
mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli”. Gesù percorrere un
itinerario inverosimile, verso il nord per poi, passando per Sidone,
raggiungere il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. Uno
strano itinerario forse per sottolineare, come con la cananea, la
universalità del messaggio di Gesù. I discepoli sono refrattari al
messaggio di salvezza per tutti, a cominciare proprio dai lontani dalla
religione ufficiale; essi sono sordi a questo messaggio, hanno bisogno di
aprire le orecchie e il cuore. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di
imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le
dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi
verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
Lontano dal chiasso, dal farsi vedere, toccando concretamente l’uomo nella
sua parte malata, Gesù lo sana. Quel sospiro verso il cielo, forse indica
la resistenza dei discepoli (tutti, anche noi) a cogliere il significato
del segno-miracolo. Gli orecchi che si aprono, la lingua che si scioglie
stanno a indicare che il discepolo si deve aprire, non è solo una
guarigione fisica, ma interiore, totale. Così come discepolo-missionario
comporta che tutta la persona, il corpo deve essere impegnato nella cura,
nel servizio dell’altro: non ‘ parole, parole, parole’, come nella canzone,
ma occorre l’incontro delle carni, dei corpi, degli organi malati, per una
guarigione piena che va sempre oltre quella fisica. Allora può uscire un
sospiro e dire: APRITI. “E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse
il nodo della sua lingua e parlava correttamente.” . Ecco l’inizio di un
cammino, come l’effata detto al Battesimo; ma la finestra è spalancata per
aprirsi agli altri, a Dio, ascoltare, accogliere, ancora imparare
dall’altro, dalle differenze. Come Charles de Foucauld apertosi agli Arabi
mussulmani, ai Tuaregs nell’ascolto, nel tradurre le loro poesie, nel
farseli amici. Allora la bocca del discepolo-missionario, come quella di
Gesù, potrà aprirsi ad annunciare il messaggio fondamentale: ‘Hai un
Padre-Madre che ti vuole bene, il Figlio suo è venuto tra di noi, uno di
noi, vivendo una vita d’amore immenso per tutti fino a morire su una croce
e ora è vicino a te, ti invita a essere con Lui, Gesù di Nazareth, e
camminare con lui per donare vita a tutti’. Siamo dei sordomuti guariti?
Cosa annunciamo al mondo, come cristiani, agli uomini di oggi?