Vangelo 09.05.2022 (Gv 10, 1-10)
la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi
invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre
e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e
le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina
innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un
estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non
conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma
essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù
disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle
pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma
le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso
di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene
se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la
vita e l’abbiano in abbondanza.
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COMMENTO.
Pastore, come ogni parola, è carica di tanti significati e applicata a
tante categorie di persone, in particolare ai capi o responsabili dei vari
‘ovili’ civili e religiosi. Serve ancora tener presente che i ‘Pastori’
di allora, come al tempo dell’esilio in Israele, come oggi, in particolare
se pretendono o si dicono ‘buoni pastori’, sono spesso ‘ladri e briganti’.
Parole forti, ma viva la franchezza di Gesù di chiamare con nome adatto le
persone. Chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale
da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Nel recinto del Tempio di
Gerusalemme allora c’erano proprio ladri e briganti e le pecore erano
‘oggetti’, non amate e liberate dal male, ma schiavizzate a sacrifici.
Come si comportano i capi attuali nelle Associazioni, nelle Comunità
religiose e civili? Come mi comporto io nella responsabilità che ho come
genitore, come insegnante, come educatore? .Chi invece entra per la
porta, è il pastore delle pecore. E Gesù continua dicendo: Io sono la
Porta, Io sono il Pastore buono (non buon Pastore con le sdolcinature
applicate), il vero Pastore, il Pastore bello! Proviamo a cogliere quanto
è diverso essere un cristiano che segue la religione cristiana (un recinto)
da una persona umana che segue Gesù, Pastore bello. Se Gesù è davvero il
mio Pastore, sto nella Chiesa, ma non ho altro vero pastore e mi sento
nell’unico gregge, quello di ‘Fratelli tutti’. Con Lui so che non manco di
nulla (sal 22-23), sento che mi fa essere libero, libero di entrare e
uscire dal recinto stretto di regole, di religione e altri recinti, come
famiglia, comunità, nazione…. E’ Lui la Porta, e questa porta è larga come
la misericordia ed è stretta come ‘donare la vita’ perché tutti l’abbiano
in abbondanza. Porta stretta, ma: Egli chiama le sue pecore una per una e
le conduce fuori. Chiamare per nome è far esistere o continuare l’opera di
creazione. Certamente anche tu hai fatto esperienza già nella tua vita, di
essere chiamata/o per nome da Gesù Cristo, e sempre è stato per un ‘esodo’,
una conversione, un essere condotto fuori (uscita) da chiusura, da sensi di
colpa, dalla paura della libertà (!). E c’è un essere condotto fuori, come
nella E. G., un andare a condividere con gli ultimi, un dialogare con
tutti, fratello dei piccoli, di tutti gli umani e tutte le creature, una
non paura di sporcarsi mani e vestiti (preferisco una chiesa
sporca…..E.G. 49), di dire con il salmo 23 ‘Anche se vado per valle
oscura, non temo alcun male. Tu sei con me….’. Diceva Serafino di Sarof:
‘Non m’importa di scendere agli inferi, basta che sappia che tu sei con
me….’. Credo di capire un po’ di più che Pastore bello sei (altro che
sdolcinato) e che pastori desideri al tuo seguito. Facci pastori che in
Te, Porta e Pastore, portano e diffondono salvezza, pace, gioia,
libertà, vita, e non ladri che rubano, scassinano, giudicano, condannano.