Vangelo 08.07.2020 (Mt 10, 16-23)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Ecco: io vi mando come pecore
in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le
colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali
e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai
governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai
pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di
come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento
ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del
Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il
padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno
morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà
sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città,
fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le
città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo”.
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COMMENTO.
“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi”: l’abbiamo capito, lo
stiamo comprendendo ogni giorno, lo vediamo nelle persecuzioni dei
cristiani in tante parti del mondo, accusati e messi a morte perché fanno
il bene. Lo vediamo all’interno della Chiesa, proprio nelle alte sfere dove
ci sono lupi, affamati di potere, scagliarsi contro l’agnello. Attenti al
comportamento di umani senza spirito divino; non stuzzicateli, siate
prudenti nel parlare e nel rispondere ad accuse, (sappiate anche fuggire,
andar via) ma siate anche semplici, onesti, non ribattete con degli
attacchi ma anche fate notare semplicemente che non è bene quello che fanno
(Gesù al soldato che lo schiaffeggia: Se ho detto bene perché mi
percuoti?). “Vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o
di che cosa dovrete dire … non siete infatti voi a parlare, ma è lo
Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Si, nel momento della
desolazione, della persecuzione la prima cosa da fare è non lasciar
parlare il mio io con il suo egoismo, se no è chiaro come rispondo, invece
è un altro Spirito che deve parlare in me, non quello di autodifesa e di
accusa dell’altro, è lo Spirito d’amore. E’ lo Spirito del Padre, di Gesù
che dà la vita sulla Croce, Spirito di un amore più grande di ogni egoismo,
Spirito dell’Agnello solo capace di spaccare i muri di odio, di divisioni,
di guerre. Divisioni e guerre che sono anche dentro di noi, dentro le
famiglie, le comunità, là dove le relazioni umane sarebbero portate ad
essere buone, giuste. Invece no: “Il fratello darà a morte il fratello e il
padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno
morire.” Mistero della vita umana: proprio fare il bene con amore, con
giustizia e misericordia suscita reazioni di cattiveria, di odio, di male.
Lo si può constatare ovunque e ad ogni momento a livello mondiale, a
livello locale, proprio nella realtà in cui viviamo. Perseverare nel bene è
salvezza, perseverare nel bene è continuare ad essere Agnello, non lupo, è
“dare la vita per amici e nemici”. Non è simpatico questo mistero, ma c’è
un’altra via di Vita? Discepoli di Cristo, la nostra missione , come di
ogni vero umano, è quella di vincere il male con il bene, perché il male
c’è, ognuno nella sua misura è chiamato a vincere in prima persona il male
con il bene, assorbendolo trasformato in bene. Spirito del Padre
Misericordioso, di Gesù che d’amore infinito muore generando vita, Spirito
Amore senza alba e tramonto inondami di Te, respira Tu in me, parla Tu in
me, opera Tu in me.