Vangelo 08.03.2022 (Mc 6, 7-13)

Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere
sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio
nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma
di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque
entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in
qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e
scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed
essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti
demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
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COMMENTO.
Missionari, tutti missionari . I dodici sono simbolo del nuovo Israele,
della Chiesa nuovo popolo di Dio. Ogni discepolo di Gesù, ogni cristiano è
‘mandato’, è missionario o non è cristiano. Ma la parola ‘missionario’ va
intesa non come spesso in passato ‘ad gentes’, cioè missionario fra i
Gentili o pagani, ma alla maniera di Gesù, missionario prima in Israele e
poi a tutti. Più che mai c’è bisogno oggi di essere missionari come e in
Gesù, perché non ci sono nazioni o continenti o tribù o culture che sono
diventati cristiani e saranno sempre cristiani. La fede dei singoli come
anche di comunità, popoli è sempre un cammino di fede, che va alimentata
e di cui averne cura. Ci sono persone, singoli, che nella fede sono sempre
in cammino e hanno bisogno di rinnovare l’incontro con Gesù e l’incontro
con la loro comunità e con tutti. Per questo Francesco, vescovo di Roma,
nell’E.G. sottolinea che un cristiano è sempre discepolo-missionario.
Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere
sugli spiriti impuri. Chiamata personale per una missione comunitaria. Un
fratello di una comunità può anche essere ‘ santo’ personalmente e vivere
bene in comunità le regole ma non essere vero missionario. Missionario è
chi ha lo ‘spirito’ comunitario, chi vive in bella comunione con i suoi
fratelli di comunità, in famiglia, in parrocchia, o anche da solo in eremo
ma ‘sente’ che testimonia perchè non è solo ma in comunione sottile con
chi l’ha inviato in eremo, con i più vicini, con chi viene a trovarlo, con
la creazione in cui vive. A chi ha questo spirito buono è dato il potere
sugli spiriti impuri, sulle realtà dominate dal male, dalla divisione,
dall’odio. Ordinò loro di non prendere per il viaggio. E’ forte la
parola: Ordinò. Poche volte Gesù ha dato degli ordini. Un ordine va preso
sul serio. La vita del missionario , come quella di Gesù, è basata sulla
fiducia nel Padre che sa anche i capelli del capo, sa ciò di cui abbiamo
bisogno, perciò una vita basata sull’essenziale, sull’ospitalità
reciproca. Pane, sacca, soldi nella cintura, due tuniche sono di troppo,
potrebbero smentire la fiducia solo in Dio, un Dio povero che si mette al
servizio. Nella società attuale postmoderna, dominata dal dio denaro, dal
tecnicismo, post-religiosa e post-umana, al discepolo-missionario è
richiesto di essere un uomo libero; dunque un insospettabile distacco dai
soldi, un sincero appetito di relazione autentiche con ogni altro, e con il
Creato, una reale capacità di accoglienza e di tenerezza verso tutti e di
lasciarsi accogliere da tutti nella differenza di visioni. Se in qualche
luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la
polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro. Missionario, cioè
un uomo libero anche interiormente. Passando da un territorio pagano al
territorio sacro di Israele, l’Ebreo scuoteva la polvere , lasciava
dietro ciò che è pagano. Qui capita la stessa cosa. Gesù e l’evangelista
invitano però a considerare chi è il pagano: Colui che non sa accogliere
che non sa ospitare questo è un pagano. C’è materia per meditare, per
risvegliarci, per raccogliere la polvere dei vari ‘missionari’ passati da
noi e di colori differenti, e non li abbiamo saputi accogliere.