Vangelo 07.07.2021 (Mt 10, 1-10)
Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli
spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità. I nomi
dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo
fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo,
Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il
Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò
dopo averli così istruiti: Non andate fra i pagani e non entrate nelle
città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa
d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i
demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi
oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da
viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha
diritto al suo nutrimento.
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COMMENTO.
C’è una chiamata, c’è un invio in missione, ci sono delle
raccomandazioni. *Chiamati
a sé i dodici. *Dodici è simbolico, significava il popolo d’Israele,
significa la Nuova alleanza che può essere intesa come Chiesa, ma
soprattutto con tutta l’Umanità e l’Universo. Comprendiamo allora che c’è
una chiamata per tutti, per ognuno. Esistiamo perché chiamati
all’esistenza e la chiamata all’esistenza è una vocazione, un valore della
propria vita anche in relazione agli altri, un rapporto che è di cura, di
servizio alla vita. Abbiamo imparato a scambiarci la pace qui a Betania
salutandoci così: E’ cosa bella – buona che tu esista. Sono stato chiamato
all’esistenza, non a caso (il Caso è uno dei nomi di Dio), sono prezioso ai
Suoi occhi, magari non agli occhi di tanti, a miei stessi occhi. Sono cosa
bella semplicemente perchè esisto. It’s enough to be (Thomas Merton). * I
nomi dei dodici apostoli. *Siamo chiamati per nome. La chiamata è sempre
personale. Ognuno con la sua storia, storie molto diverse, di gente
semplice, di carattere diverso, di indole diversa. Messi insieme senza
tener conto se si è adatti, se si hanno le qualità per vivere in
fraternità. Per fare comunità che testimonia non servono tanto le
qualità, i valori di ognuno, servono ‘le debolezze’ riconosciute, le
sconfitte, i ‘tradimenti’ riconosciuti e offerti allo Spirito che tutto fa
cooperare al bene, alla Fraternità. Si è inviati a due a due per dire
appunto il dono, l’impegno di artigiani di fraternità. Ma tenendo conto di
quanto si è detto prima possiamo cogliere come la Chiesa, il popolo di
Gesù, di Dio, sia santa in rapporto a Cristo, ma peccatrice perché fatta
di persone comuni toccate dal male., anche se consacrati o ‘ordinati’
Vescovi o Preti’. *Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa
d’Israele.* L’annuncio della Buona notizia, l’annuncio di conversione e di
una Comunità di nuova fraternità riparte sempre dai vicini, e i più vicini
siamo noi stessi, pecore perdute. Ogni ‘missionario’ è sempre prima di
tutto ‘discepolo’. C’è da rivolgersi proprio ai cosiddetti credenti o
praticanti, anche pastori, che credono di avere la verità nella valigetta
e condannano gli altri, e si rifanno a leggi per definire buoni e cattivi,
per distinguere cristiani da non cristiani. *E strada facendo …
gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.* Cioè continuate come ho
fatto io. Io ho camminato sulle strade di Palestina incontrando malati,
lebbrosi, posseduti dal male, persone non vive dentro, non vive con gli
altri. Non ho mai condannato, non ho cercato guadagni o ricompensa o
riconoscenza, non ho curato prima i ricchi, non ho utilizzato cose
superflue, o mezzi di convinzione … Ho usato compassione e tenerezza, con
dolcezza ho toccato e mi sono fermato a mangiare con i ‘perduti’ della
religione … Camminate, camminate diffondendo tenerezza a tutti, diffondendo
gioia di vivere fra chi vive nella’ tristezza esistenziale’ . (fratel
Tommaso)