Vangelo 02.09.2022 (Lc 5, 33-39)

Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno
orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e
bevono!». Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre
lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato
da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno». Diceva loro anche una
parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un
vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal
nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi;
altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno
perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve
il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».
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COMMENTO.
Dio Sposo, forse la più bella immagine di Dio e una delle più ricorrenti
nella Bibbia. Parlando del digiuno il testo di oggi ha come sfondo il
banchetto di nozze, le nozze tra Dio e L’Umanità e il Cosmo; più ancora per
un cristiano il banchetto con Gesù Cristo, la Cena con Lui e con tutti gli
invitati. “Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è
con loro?” Non è di facile immaginazione, ma si riesce a intuire che tra
Dio e l’Uomo, tra Gesù e i cristiani c’è una relazione di dono di sé, di
fedeltà, di tenerezza, di alterità, di appartenenza, di affidabilità, di
reciprocità, con tutto ciò che c’è di bello e anche di disturbato in tale
rapporto. Perché il digiuno? I discepoli di Giovanni Battista e i seguaci
dei farisei lo fanno per mettere in pratica la legge seguendo la legge e a
volte anche di più per avere meriti, lasciando intendere un rapporto con un
Dio da imbonire, da meritarsi. Il cristiano, colui che ha incontrato il
Cristo e continua a cercarlo, digiuna per un rapporto più vivo con Gesù e
con i fratelli, e perché già sperimenta (anche se non ancora in pienezza)
la vita, e per questo fa Eucaristia con gli altri, con tutti;
nell’Eucaristia della vita i cristiani mangiano e bevono cioè tutto
ricevono come dono, ed in ogni cosa ricevono lo Spirito di Dio e il suo
Amore. Di questo vino nuovo sono invitati a vivere i cristiani. Quanto
cambiamento di mentalità è richiesto anche ai cristiani di oggi, perché non
digiunano o se digiunano è ancora per legge, per meriti, per salvare
l’anima e sono tristi. Il vero digiuno è nella gioia; è la gioia il
termometro di vita veramente umana e cristiana; una gioia che viene
dall’incontro con lo Sposo che è Dio, una gioia che è anche nelle
tribolazioni, nelle sofferenze, nel generare vita passando anche attraverso
la morte. Negli Atti degli Apostoli è detto che gli apostoli erano gioiosi
per essere stati battuti a sangue per il nome di Gesù Cristo. “Il vino
nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.” La nostra tentazione è di mettere
delle toppe, di mettere il vino nuovo in otri vecchi, come tradizioni,
precetti, abitudini (si è sempre fatto così) o come il cercare le
perfezioni, il tutto a posto, tutto in ordine, e non abbiamo gioia. Se
manca la gioia significa che manca l’amore, significa che Dio non è da
quella parte, perché Dio è dalla parte dell’ Amore. “Nessuno poi che beve
il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!” Mi
pare che si possa tradurre così: Dio è infinito amore, è tutto vecchio e
tutto nuovo, quel che abbiamo è niente rispetto a quel che viene. Non
temete la novità, è cosa buona e bella quello che viene. Maranatha, vieni
Signore Gesù.