Vangelo 02.07.2024 (Mt 8, 23-27)

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo
seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la
barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui,
lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti!” Ed egli disse
loro: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”. Quindi levatosi, sgridò i
venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da
stupore e dicevano: “Chi è mai costui al quale i venti e il mare
obbediscono?”.
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COMMENTO.
“Essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono”. Gesù è
salito sulla barca che è l’umanità ‘discendendo’ da Dio, dal cielo, ed è
nella barca della Chiesa come unico timoniere vero occupandosi della
traversata, ma non pre-occupandosi, perché sa che è il Padre suo e di
tutti il capitano della barca. “ Ed ecco scatenarsi nel mare una
tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli
dormiva”. Due immagini significative della realtà, sia nella Chiesa che
nell’Umanità. Onde paurose di violenza, di confusione, di economia
schiacciante , di guerre e violenze inumane minacciano la sopravvivenza
dell’esistenza umana sul pianeta, e alcuni temono anche che sia l’ultimo
periodo della Chiesa. Com’è difficile dormire in situazione di pericolo di
morte. L’ho provato in traversate del mare da Genova a Porto Torres una
notte d’inverno di grande burrasca. Gesù dorme! C’è dormire e dormire.
Un dormire che è indifferenza di fronte a ingiustizie, guerre, ed è
chiudere gli occhi e il cuore mentre dovremmo essere svegli e artigianare
la fraternità, la pace. E c’è il dormire di Gesù, pronto a intervenire ma
con fiducia che il Padre conduce in porto la barca. Ci vuole fiducia, ci
vuole buttarsi a pancia a terra e aspettare che la tempesta si calmi prima
di prendere decisioni e anche per superare la paura, che in fondo è paura
della morte. “ Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: “Salvaci,
Signore, siamo perduti!”. Salvaci, Signore, tu che dormi mentre infuria la
tempesta. E non si tratta di non avere mai più tempeste, ma di passare vivi
nella tempesta, di passare vivi nella morte, per seppellire il nostro ego,
le paure, la paura del proprio scomparire. “Perché avete paura, uomini di
poca fede?” E come non avere paura viste le bordate di individualismo, di
società dei consumi, dell’idolo denaro che suscita guerre. Si, noi siamo
uomini di poca fede. Sento preti, vescovi, laici, uomini semplici e
studiosi dire: vince il male, siamo perduti, tutto è perso…Dimentichiamo
che Gesù, Figlio dell’Uomo, figlio di Dio è sulla barca con noi,
dimentichiamo che l’unico regno che non perirà mai è il suo, il regno
dell’Amore che salva. . Al suo seguito, crescendo nella fiducia che non
c’è distruzione nella mia morte, ma comunione piena col Padre della vita,
vivrò più sereno e saprò che con la morte inizia la nascita alla mia
verità più profonda. “Chi è mai costui al quale i venti e il mare
obbediscono?” Rimane anche a noi la domanda di conoscere di più questo
‘Signore dell’universo’, fratello, misterioso amico morto e primo dei
risorti in cui tutti sono chiamati a una vita senza fine nella gioia.
Spirito, fammi rimanere nella domanda piena di affetto con l’invocazione
umile, serena e forte: Salvami, Signore; nelle tue mani affido il mio
Spirito.