Si Ha Diritto Alla Disoccupazione Se Ci Si Licenzia Volontariamente

No, in Italia chi si licenzia volontariamente di solito perde il diritto alla disoccupazione, salvo casi eccezionali di “giusta causa”.


In generale, non si ha diritto alla disoccupazione se ci si licenzia volontariamente. L’indennità di disoccupazione, come la NASpI in Italia, è infatti pensata per tutelare chi perde involontariamente il lavoro, ad esempio a causa di licenziamento o scadenza di un contratto a termine. Tuttavia, esistono alcune eccezioni e condizioni particolari che possono permettere di ottenere l’indennità anche in caso di dimissioni volontarie, ma solo in situazioni specifiche previste dalla legge.

In questo articolo approfondiremo le principali condizioni e eccezioni in cui un lavoratore che si licenzia volontariamente può accedere alla disoccupazione. Vedremo anche quali sono le procedure corrette da seguire per non perdere questo diritto, e quali sono gli strumenti alternativi a disposizione per chi lascia il lavoro di propria iniziativa. L’obiettivo è chiarire in modo completo quando e come è possibile richiedere la NASpI in caso di dimissioni, tenendo conto della normativa vigente.

Licenziamento Volontario e NASpI: La Regola Generale

La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è rivolta ai lavoratori che perdono il lavoro involontariamente. In sintesi:

  • Dimissioni volontarie: normalmente non danno diritto alla NASpI.
  • Licenziamento da parte del datore di lavoro: dà diritto alla NASpI se si rispettano i requisiti contributivi.
  • Dimissioni per giusta causa: prevedono l’accesso alla NASpI.

Dimissioni per Giusta Causa

Le dimissioni sono considerate volontarie ma con giusta causa quando il lavoratore è costretto a lasciare il posto di lavoro per motivi gravi ed enormemente pregiudizievoli, ad esempio:

  • Mancato pagamento della retribuzione;
  • Modifiche unilaterali e sostanziali del contratto di lavoro;
  • Comportamenti persecutori o discriminatori da parte del datore di lavoro;
  • Condizioni di lavoro pericolose o non conformi alla legge.

In questi casi, il lavoratore può dimettersi e richiedere la NASpI entro 68 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, presentando adeguata documentazione che attesti la giusta causa.

Altre Eccezioni al Divieto di NASpI per Dimissioni Volontarie

  • Dimissioni per trasferimento del coniuge: riconosciute solo se il trasferimento riguarda determinate condizioni lavorative.
  • Dimissioni per giustificato motivo soggettivo: esempio di casi particolari previsti dai contratti collettivi.

Come Procedere in Caso di Dimissioni

Se si decide di dimettersi volontariamente senza giusta causa, è importante considerare che non si avrà diritto alla NASpI. Per questo motivo si può valutare di:

  1. Verificare la possibilità di negoziare un licenziamento consensuale che consente l’accesso alla NASpI;
  2. Informarsi sulle indennità alternative o strumenti di welfare messi a disposizione da enti o datori di lavoro;
  3. Consultare un consulente del lavoro o un sindacato per valutare il caso specifico.

Quando Spetta l’Indennità di Disoccupazione per Dimissioni Volontarie

In Italia, la disoccupazione è una tutela fondamentale per chi perde involontariamente il lavoro. Tuttavia, la domanda più frequente è: si ha diritto all’indennità di disoccupazione anche se ci si licenzia volontariamente? La risposta non è sempre semplice e dipende da diversi criteri e condizioni normative specifiche.

I casi in cui l’indennità spetta dopo dimissioni volontarie

Generalmente, l’indennità di disoccupazione (conosciuta come NASpI) non è riconosciuta se il lavoratore si licenzia volontariamente senza giustificato motivo. Tuttavia, esistono eccezioni ben precise in cui è possibile accedere al sussidio anche in presenza di dimissioni volontarie:

  • Dimissioni per giusta causa: quando il lavoratore è costretto a dimettersi per condizioni lavorative insostenibili, ad esempio mancato pagamento della retribuzione, molestie o gravi inadempienze contrattuali da parte del datore di lavoro.
  • Dimissioni per trasferimento del coniuge: in caso di cambio di residenza dovuto alla mobilità lavorativa del partner, si può avere diritto alla NASpI.
  • Dimissioni per motivi di salute accertati: qualora le condizioni di salute impediscano la prosecuzione del rapporto di lavoro e siano adeguatamente documentate.
  • Conclusione di un rapporto di lavoro a tempo determinato: se il contratto non viene rinnovato ma il lavoratore si dimette poco prima della scadenza, per motivi giustificati.

Come dimostrare la giusta causa per dimettersi

Per ottenere l’indennità di disoccupazione dopo dimissioni volontarie, è fondamentale documentare adeguatamente la giusta causa che ha portato alla risoluzione del rapporto. Ecco alcuni consigli pratici:

  • Raccogliere prove: email, comunicazioni scritte, testimonianze o certificati medici.
  • Segnalare tempestivamente: inviare reclami formali al datore di lavoro o agli enti competenti.
  • Conservare copia delle dimissioni: le dimissioni devono essere comunicate tramite canali ufficiali, come il portale online messo a disposizione dall’INPS.

Statistiche e dati di riferimento

Secondo i dati INPS del 2023, circa il 15% delle domande di NASpI presentate dopo dimissioni volontarie sono state accolte grazie alla corretta dimostrazione della giusta causa. Questo dimostra come una preparazione accurata e una documentazione precisa siano indispensabili.

Motivo DimissioniDiritti NASpIDocumentazione Necessaria
Giusta causaSiProve scritte, denuncia, testimonianze
Trasferimento coniugeSiCertificato di trasferimento, dichiarazione coniuge
Salute accertataSiCertificati medici ufficiali
Dimissioni non giustificateNoNon applicabile

Consigli pratici per chi pensa di dimettersi

Prima di prendere la decisione di presentare le dimissioni, valuta attentamente se il tuo caso rientra tra quelli che consentono di accedere all’indennità di disoccupazione.

  • Consulta un sindacato o un esperto del lavoro: può aiutarti a capire i tuoi diritti e a preparare la documentazione necessaria.
  • Utilizza i canali ufficiali per le dimissioni: la procedura telematica INPS garantisce la tracciabilità e la validità della comunicazione.
  • Prepara un piano alternativo: considera anche le opzioni di riqualificazione o di ricerca lavoro, così da non rimanere senza tutele.

Domande frequenti

Si ha diritto alla disoccupazione se ci si licenzia volontariamente?

Generalmente no, il licenziamento volontario non dà diritto all’indennità di disoccupazione, salvo casi particolari come giusta causa o dimissioni per motivi giustificati.

Quali sono le eccezioni per ottenere la disoccupazione dopo le dimissioni?

Si può accedere alla disoccupazione se le dimissioni sono per giusta causa, come gravi motivi personali o violazioni del datore di lavoro.

Quanto tempo bisogna essere stati lavoratori per avere diritto alla disoccupazione?

Bisogna aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti la fine del rapporto di lavoro.

Come fare domanda per l’indennità di disoccupazione?

La domanda va presentata online all’INPS entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, seguendo le istruzioni fornite sul sito ufficiale.

Esistono altre forme di sostegno economico per chi si licenzia volontariamente?

Sì, in alcuni casi si può accedere ad ammortizzatori sociali particolari o accordi regionali, ma sono meno frequenti e più limitati.

ElementoDettagli
Diritto all’indennitàSolo in caso di licenziamento involontario o dimissioni per giusta causa
Contribuzione minimaAlmeno 13 settimane negli ultimi 4 anni
Modalità di richiestaPresentazione domanda online all’INPS entro 68 giorni
EccezioniDimissioni per giustificato motivo, gravidanza, maltrattamenti, trasferimento lavorativo
Alternativa per volontariAmmortizzatori sociali o sussidi regionali particolari

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