Vangelo 01.11.2024 (Mt 5, 1- 12b)
sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola,
li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il
regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i
miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete
della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché
troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati
gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i
perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei
cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed
esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti
hanno perseguitato i profeti prima di voi.
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COMMENTO.
“Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si
avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava
dicendo: “Beati …”: Beati, cioè Gioiosi, in piedi, in cammino voi tutti,
discepoli e folla che siete nel mondo ma non vivete del mondo, bensì dei
valori del Regno dei cieli, del regno di Dio, volto dell’umano nella sua
piena e bella identità. Sulla montagna (luogo della rivelazione divina),
seduto (Nuovo Mosè) Gesù pronuncia parole sorprendenti, parole, diceva
Gandhi, le più alte del pensiero umano, parole che sono il ritratto di Gesù
stesso, del Suo vivere povero, umile, misericordioso, artigiano di pace.,
sofferente fino a morire, risorto Signore, fratello e amico di tutti.
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” È
l’entrata alla comprensione delle altre beatitudini. Povero in spirito è
l’umile, non centrato su sé stesso, che non si mette come primo,
autosufficiente; il povero sa chiedere permesso e aiuto, cosa che non sa
fare l’orgoglioso, pieno di sé, con il desiderio di dominio su tutto. Gesù
era povero in tutti questi aspetti, non ha esercitato i poteri del mondo,
ma i poteri-servizi: il potere-servizio della fratellanza, della carità, il
potere di ascoltare e obbedire a Dio, cioè di amare sempre, di per-donare,
il potere di essere liberi. In piedi, gioioso, in cammino il discepolo che
riflette con la sua vita questi valori del povero in spirito, e già gusta
il regno dei cieli. E questa è la base interiore di tutte le altre
beatitudini, perché sono tutte collegate. “Beati quelli che piangono. gli
artigiani di pace, i misericordiosi, chi ha fame e sete della giustizia, i
perseguitati a causa del mio nome…”. Lo siamo nel profondo beati, siamo
stati fatti per quello. Le beatitudini non sono comandamenti da eseguire.
Siamo in cammino, chiamati a metterci in piedi verso una pienezza, mentre a
volte siamo stanchi, seduti, come morti. Non dobbiamo far conto sulle
nostre forze, né impegnarci a guadagnare dei meriti, ma riconoscendo che
siamo amati, cerchiamo di vivere ogni momento e ogni evento con amore…e
siamo e saremo beati. Allora: in piedi, in cammino (Beati!) con la fiducia
che il Padre cammina con noi, fascia le ferite nostre proprio mentre noi
fasciamo le ferite dei fratelli, ci dà la sua pace mentre operiamo come
artigiani di pace, ci dà la gioia mentre piangiamo. In piedi, come il
Poverello Francesco, anche davanti a sorella morte, il nostro grande
limite, perché proprio accogliendo e attraversando il limite con speranza,
respiriamo già la Vita.