Vangelo 17.09.2024 (Lc 7, 11-17)

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada
con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della
città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre
vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne
ebbe compassione e le disse: “Non piangere!”. E accostatosi toccò la bara,
mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Giovinetto, dico a te,
alzati!”. Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo
diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo:
“Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”. La
fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
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COMMENTO.
“Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i
discepoli e grande folla.” C’è un corteo di discepoli e di grande folla
che si reca in città, e la città si chiama Nain, che significa Delizia,
dove il profeta Eliseo aveva risuscitato il figlio di una vedova. Il corteo
segue Gesù, ‘il Signore’, Colui che ha parole che portano vita anche nella
morte. “Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al
sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova”. Tutto simbolico: Gesù
figlio Unico, e la madre, l’Umanità, vedova dello Sposo Dio con il rifiuto
di riconoscerlo come Autore della Vita. Anche qui con tanta folla, simbolo
della realtà storica di morte che si sta vivendo a dimensione universale. È
la stessa paura della morte che genera guerre, violenze per sopravvivere,
genera morte. Lo constatiamo più che mai sul nostro pianeta attualmente,
dove la morte è diventata spettacolo televisivo senza pianto, senza vere
lacrime. Ciò che invece chiedeva Francesco nel suo primo viaggio a
Lampedusa. Lacrime vere sul dramma degli immigrati lasciati morire o
impedendo lo sbarco. “Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le
disse: “Non piangere!”. ‘Vedendola’. Lo sguardo buono vede, penetra, non
giudica, partecipa. Gesù passando vede, Gesù ha gli occhi aperti sulla
realtà, vede cosa sta fuori e cosa sta dentro, vede questa donna che ha
perso il marito e con il figlio perde anche il futuro, perde la sua vita.
Anche oggi il Signore vede l’umanità attuale e ne ha compassione; ha
compassione dei viventi con le loro sofferenze, con la perdita di figli, di
senso della vita, di cosa significa essere umani. “E accostatosi toccò la
bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Giovinetto, dico a te,
alzati”. Parola potente, parola di Vita: Alzati, sorgi, risorgi, vivi!
Parola che scende nella bara anche con il gesto di toccarla e riporta vita
nella e dalla morte. La Parola, Gesù stesso, è sceso nella tomba, ha donato
la sua vita sulla croce, è risorto, fratello di tutti, Signore della
storia. Gesù, Parola di Vita, mi incontra oggi nelle mie morti, nei miei
blocchi e mi dice: Alzati, riprendi a vivere in piedi, in cammino. Questa
Parola mi raggiunge e non ha ostacoli se non il rifiuto (superbia, l’ego al
posto di Dio) da parte mia di accoglierla. Questa Parola: ‘Alzati, vivi’
il Signore la dice alla società, alla chiesa di oggi, ma attraverso di me,
di noi. ‘ Se non sapremo offrire al mondo impoverito da tante guerre e
violenze nient’altro che i nostri corpi salvati ad ogni costo uccidendo
altri, e non un nuovo senso delle cose attinto dai pozzi più profondi
della nostra miseria (e dalla Parola Viva, Gesù Cristo), allora non
basterà’ (Da Etty Hillesum) “Tutti furono presi da timore e glorificavano
Dio” Possa il corteo della società civile e religiosa che respira morte
incontrare il corteo del ‘Signore ’ con tutti coloro che desiderano
seguirlo nella via dell’Amore che si dona, che sa vedere e aver compassione
delle situazioni più dolorose e ascoltare la Parola forte: ‘Dico a te,
alzati….cambia lo stile di vita, ritrova un cuore di carne, di compassione
verso tutti’.