Vangelo 11.08.2023 (Mt 16, 24-28)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire
dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi
vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita
per causa mia, la troverà. Quale vantaggio infatti avrà l’uomo se
guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa
l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo
verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno
secondo le sue azioni. In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che
non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno”.
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COMMENTO.
“Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua.” In un versetto tutta l’identità di un cristiano, della
Chiesa, dei cristiani di tutte le Chiese. Intanto c’è un ‘se qualcuno…’.
E’ una scelta, niente di veramente obbligatorio, ma allo stesso tempo: che
peccato se non scegli Lui! Il discepolo è uno che mette i suoi passi sulle
orme di Gesù, come il poverello di Assisi, come il Piccolo Fratello
universale Charles de Foucauld, come tanti uomini e donne che nel
silenzio, con costanza e, a volte resistendo a tradizioni o visioni
settarie e punitive di Dio da A. T. (ma non tutto), vanno dietro a Gesù e
sono artigiani di pace, di fraternità. Tale scelta comporta un cammino di
liberazione da pesi, da chiusura, da egoismo, da paure di perdere. Questa
lotta è un prendere la propria croce, è una lotta contro il male che è in
me, è croce che porta salvezza. “Perché chi vorrà salvare la propria vita,
la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.”
Un’affermazione che vale anche per la Chiesa, per le comunità, i gruppi.
Autoreferenziale, clericalismo, desiderio sfrenato di onori, amore ai primi
posti, integralismo vecchio o nuovo, sono la tomba della chiesa non più al
seguito di Gesù. Nel nome di Gesù una chiesa del grembiule, che serve con
umiltà, una chiesa che perde le sue ricchezze terrene, povera con i poveri,
perseguitata a causa della giustizia e della misericordia, è Chiesa viva,
che genera vita. “Quale vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il
mondo intero, e poi perderà la propria anima?” Al posto di anima mettiamo
vita. Quant’è difficile mettere in pratica questa sentenza; abbiamo paura e
la paura ci fa aggrappare a questa vita con tutte le forze e finiamo
nell’egoismo, nell’orgoglio. Salvare a tutti i costi questa vita è morire,
vivere amando e donando la vita è salvarla per sempre. Mistero della fede!
“Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi
angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”. Il futuro, quello che
sarà nel finale (Paradiso) non toglie importanza al presente, anzi lo
valorizza in tutte le sue dimensioni. Sono anche in attesa di ciò che sarà
domani, ed è essenziale, ma è qui e ora che perdendo la vita già la
guadagno. E’ qui e ora che, seminando il bene, già c’è un primo raccolto.
Semina e raccolto non sono totalmente separati. E’ arrivata ieri una mamma
passata dal figlio che la ripudia, la maledice. E’ andata da lui in punta
di piedi, portando un piccolo dono, quasi in silenzio, umiliandosi…. Sul
suo volto: sofferenza e gioia. Beati i misericordiosi, riceveranno
misericordia, ma già ora, in cammino, trovano la misericordia e di essere
misericordiosi verso tutti. Sono tra quelli che in anticipo sperimentano
soprattutto interiormente la gioia, la pace del Regno di Dio, regno
dell’Amore e lo riflettono sul volto, nell’incontro con gli altri, con
tutti gli esseri viventi.