Vangelo 07.08.2023 (Mt 14, 13-21)

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il
luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi
a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi
stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che
cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver
ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due
pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li
diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e
portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano
mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
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COMMENTO.
Un banchetto molto diverso da quello di Erode, ristretto, per gli amici
(?) di potere, la folla esclusa, non invitata. I discepoli gli dissero: «Il
luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi
a comprarsi da mangiare» Matteo come nel raccontare il banchetto di Erode
così in questo racconto dei pani condivisi con la folla non fa una
cronaca ma ci offre dei messaggi forti per la sua comunità di allora e per
noi oggi. C’è la folla, il popolo , e Gesù non li congeda, non li manda
via a comprarsi da mangiare, anzi fa un’affermazione molto impegnativa per
i discepoli: date voi stessi a loro da mangiare. Affermazione che ci fa
capire come in questo racconto Matteo ha già presente l’Ultima Cena, il
banchetto pasquale, in cui Gesù si dona come Pane, in cui tutto il mistero
di Dio, dell’Universo, del senso della storia è racchiuso nell’Amore;
amore che è donare senza riserva, senza chiedere contraccambio, che è
servire e non essere servito, che è per-donare (donare ancora amore
gratuito a chi ti offende) che è morire donando il Soffio di Vita. Qui non
abbiamo altro che cinque pani e due pesci! Ecco sempre i nostri calcoli,
calcoli di commercio, di risolvere i problemi continuando ad accumulare
invece che donare. Non abbiamo fiducia nel fatto che condividere con gioia
moltiplica i beni, il cibo per tutti. A cosa serve la mia piccola
condivisione, il mio piccolo gesto di dare un po’ di tempo per il vicino,
l’ammalato, dare me stesso insieme a un aiuto economico stando con
l’immigrato, il nomade, accettandolo in casa? Gesù ha dato se stesso come
Pane durante tutta la sua vita, condividendo la nostra storia di
‘poveracci’, di peccatori ha riempito canestri di Vita, di fiori. E, dopo
aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due
pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li
diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Cosa sia avvenuto esattamente
quella sera ci interessa meno dei messaggi che possiamo raccogliere. Gesù
qui comanda perché c’è resistenza. Intanto li fa sedere, perché secondo
l’uso di allora, sdraiarsi a tavola (qui sull’erba, alla tavola eucaristica
del creato) era proprio dei ‘signori’ non dei servi. L’Eucaristia di Gesù
il suo banchetto per tutti fa sentire veramente ‘signori’, liberi. E poi è
il racconto proprio come nell’ultima Cena con i 4 verbi, che sono anche i
verbi della vita di Gesù -prendere (accogliere), rendere grazie, spezzare,
donare (per condividere), i verbi che dicono la vocazione, il senso, la
missione di ogni umano e in particolare dei discepoli di Gesù. I Cristiani,
cioè coloro che seguono Gesù infatti accolgono Lui stesso (Pane vero),
allora sanno rendere grazie e sanno ‘spezzare’ la propria vita in dono, in
servizio per tutti gli altri. Nel Padre nostro chiediamo: ‘Dacci il nostro
pane quotidiano’ e Lui oggi ci dice; Il mio pane ve lo do sempre, ma vi
sfamerà e nello stesso tempo non avrete più fame solo se voi date,
condividete il vostro pane, se voi stessi siete pane per il prossimo.
Portarono via 12 ceste. Se siete pane per gli altri come me e con me,
allora basterà per tutti e per sempre; sfamerà 5.000 uomini (50 giorni
Pentecoste, Spirito Santo) cioè la nuova comunità dello Spirito,
dell’Amore di Dio, universale.