Vangelo 01.08.2023 (Mt 13, 36-43)

Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono
per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli
rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è
il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli
del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la
fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la
zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il
Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo
regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li
getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha
orecchi, ascolti!
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COMMENTO.
“Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. Aveva detto: “Non
sradicatela, lasciate crescere per il tempo della misericordia infinita”.
Alcuni dei discepoli forse hanno capito il significato della zizzania, ma
hanno difficoltà ad accettarla, pensano di essere una comunità di giusti;
altri si dicono: “Ma allora nella Misericordia possiamo fare tutto ciò che
ci piace e siamo perdonati!” “Il campo è il mondo e il seme buono sono i
figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno.” Sì, il campo è il
mondo, ma il campo è anche il nostro cuore, il campo è la Chiesa, ogni
realtà che è come un mondo in sé. “La mietitura è la fine del mondo e i
mietitori sono gli angeli i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli
scandali e tutti quelli che commettono iniquità”. Già sappiamo che la fine
del mondo è meglio intenderla come il fine del mondo, il compimento, la
realizzazione del disegno di Dio che è Regno di amore, di tutti figli
dell’Abba, dunque di tutti fratelli in verità. E’ un pellegrinaggio e ogni
epoca del mondo, ogni tappa della vita di ognuno o di una comunità è una
fine che ci richiama alla responsabilità personale (o anche di comunità, di
chiesa, di società) di rispondere alla misericordia di Dio con
misericordia (“Siate misericordiosi come io sono misericordioso”) verso gli
altri e verso se stessi. Questa misericordia verso se stessi come verso
gli altri passa dall’accettazione della mia realtà e di quella degli altri
senza volerla cambiare. Mi sono accorto nella vita che spesso mi aspettavo
che fosse l’altro a cambiare che fosse il mondo a cambiare, e anche da
giovane credevo che da anziano avrei cambiato in meglio: Fantasia vuota!
Non voglio più cambiare l’altro o non mi illudo più che invecchiando
cambio in meglio. Gandhi: ‘Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel
mondo, negli altri’. “I suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno
tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità”. Gli angeli
della Misericordia che raccoglieranno tutti quelli che , figli della
Misericordia , hanno usato misericordia; tutti quelli che, sentendosi
perdonati, hanno perdonato e quelli che non hanno ancora usato
misericordia e perdonato gettandoli nella fornace ardente, cioè nella
disperazione per il fallimento… Proprio lì forse comprenderanno e
accetteranno di essere misericordiosi verso gli altri e verso se stessi, ma
cambiando il modo di vivere. Spirito di Misericordia dona a me, dona
alla Chiesa, dona agli uomini da te amati non di voler cambiare la realtà
ma di cambiare il modo di prendere la realtà, cioè nella via della
misericordia, della benevolenza, della pazienza e con fiducia.