Vangelo 27.06.2023 (Mt7,6.12-15)

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci.
Perchè non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro:
questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perchè
larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti
sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che
conduce alla vita,e pochi sono quelli che la trovano.
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COMMENTO.
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci.”
La vita nostra stessa è cosa santa, è una perla, perché include cose sante
e perle preziose: la presenza di Gesù in noi che ci fa ‘santi e
immacolati’, il Vangelo che ci fa incontrare Gesù e gli altri, le creature
tutte per sentirle e viverle come fratelli e sorelle in pienezza… E
abbiamo delle perle: la coscienza, primo e ultimo appello a decidere per la
Vita, il nostro cuore da non gettare ai cani e ai porci. Quanto spesso
preferiamo alla presenza di Gesù altre presenze come idoli: la nostra bella
figura, il nostro onore, il nostro tornaconto, il nostro ego. E quante
volte gettiamo la coscienza o il cuore ai porci, a false sicurezze, a fare
le cose solo perché mi piace, senza tener conto del mio vero bene e quello
degli altri. “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro”. Desideriamo che gli uomini, gli altri ci vogliano bene, ci
apprezzino, non ci calpestino, non ci giudichino, ci accettino, ci
comprendano. Non solo lo desideriamo, ma sentiamo che è nostro diritto.
Allora è nostro ‘dovere’, non morale ma esistenziale, fare agli altri ciò
che esigiamo da loro o ciò che da piccoli abbiamo ricevuto. E’ un
cammino da percorrere ogni giorno, faticoso ma gioioso. “Entrate per la
porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla
perdizione”. E’ più facile in superficie la via della perdizione, come è
più facile la via dei supermercati invece che coltivare o preferire i
piccoli negozi. Di fatto la porta stretta è l’amore gratuito al prossimo,
è l’amore gratuito di Dio, è la porta della misericordia. E’ stretta per i
‘giusti’ che vogliono entrare perché buoni, perché contano sullo sforzo di
essere bravi. Non si tratta di guadagnare, di meritare…. ma di fare
spazio, di svuotare sè stessi, come ha fatto Gesù il Figlio di Dio (filip
2). E’ Lui, e ce lo ha detto chiaramente, la Porta del regno dei cieli, del
regno dell’Amore-Misericordia. Soffia forte Spirito, spazza via e
svuotaci dell’orgoglio, della superbia, dell’ego gonfiato, del potere,
dalle qualità che invece di aiutare gli altri ne offuscano il valore, dei
doni che abbiamo spesso vissuto da proprietari invece che di servizio
gratuito; facci passare , liberi e leggeri, nella porta del Padre
Misericordioso. La porta stretta è la porta delle Beatitudini, la porta
dell’amore al prossimo. In realtà prima diciamo: questa porta è tanto
stretta che non entra nessun giusto. Perché per quanto uno si sforzi di
esser bravo, non si salva. Perché questa porta è l’amore gratuito del
Padre, è la misericordia e nella misericordia entrano solo tutti i
peccatori. Il giusto come il fratello maggiore, non può entrare, vuole
stare fuori perché dice: io non accetto la misericordia, non ne ho bisogno!
Quindi è strettissima per il giusto. Nessun giusto si salva. E Luca dal
cap. 13 al 15, proprio sviluppa tutto questo tema della porta della
misericordia che culmina poi con la parabola dei due fratelli, il fratello
maggiore e il fratello minore, e servono tutti questi due capitoli per
sgonfiare il giusto delle sue presunzioni, come l’idropico, in modo che
entri per la porta stretta della misericordia. Che è stretta solo per lui,
perché non la vuole e non c’è porta più stretta di quella nella quale non
vuoi entrare. La porta stetta la passano i ‘vuoti’ , gli svuotati nel
cuore, i nudi di potere, di gloria umana, di paramenti dorati nelle
liturgie e nei ‘pranzi’ ufficiali….Porta stretta in cui l’Amore passa a
suo agio, da cui entrano i figli o sposi delle Beatitudini.