Vangelo 16.06.2023 (Mt 11, 25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua
benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il
Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui
al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete
stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di
voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro
per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
|||
COMMENTO
“Ti rendo lode, Abba, Signore del cielo e della terra”. Benedire è
riconoscere che tutto è bene, che tutto è dono. Gesù lo fa in un momento
critico della sua vita. Si è appena lamentato di quelli che non lo
riconoscono, ha mandato i discepoli come agnelli in mezzo ai lupi -la sua
situazione- annunciando la passione e morte. Proprio in quel momento
esplode in lode, esulta come un bambino che vede arrivare suo papà-mamma .
Così S. Francesco proclama la sua lode al Bon Signore, mentre è provato
dalla malattia agli occhi, dalla non comprensione dei suoi frati. Il suo
rapporto con Dio, con Gesù e quindi con il Padre, pur nelle espressioni
‘Altissimo’ e ‘Onnipotente’, è un rapporto di fratello e figlio amato. In
questo Spirito, e non per la regola (che non vorrebbe), di amore filiale e
fraterno è il suo rapporto con tutti e tutte le cose. “Hai nascosto queste
cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Dotti,
scribi-teologi-filosofi, scienziati, generalmente, si arrogano il diritto
di avere la verità, sono autoreferenziali, e non lasciano spazio al
Mistero e ad altre scienze, ai valori umani di contatto, di dialogo con
reciproca accoglienza di frammenti di verità, di crescita nella carità
reciproca, cioè amore fraterno. A loro è nascosto il segreto della vita:
amare e lasciarsi amare. I piccoli, infanti, senza potere, scartati da
società di consumo, di religioni sono aperti ad accogliere l’amore di Dio
e degli altri e imparano ad amare con umiltà. Imparano anche che c’è un
piccolo in noi che è la nostra verità profonda, imparano che proprio là
dove siamo sporchi e farisei agli occhi degli altri e di noi stessi, siamo
amati da un Padre-Madre Misericordioso, da Gesù Amico. “Venite a me, voi
tutti che siete stanchi e oppressi, io vi darò riposo”. Anch’io vi do un
giogo, un legame da portare . Basta con il legame, il giogo della legge ,
delle tasse da pagare nel Tempio o nelle Chiese per le salvezza, il giogo
di vita libera e eterna da guadagnarsi con i nostri sforzi. Il giogo da
portare con me, dice ancora Gesù, è di forza di amare, d’aver cura, di
per-donare, di pazientare per far spazio all’altro, a qualcosa di bene che
ancora non colgo con la ragione o altro, ma solo con la fede. “Il mio giogo
infatti è dolce e il mio peso leggero». Dolce non è sdolcinato, leggero non
vuol dire senza fatica. Però nel regno di Dio non ci entriamo con il
nostro , la nostra fatica, con la pratica delle leggi e dei precetti a
tutti i costi. Accettare di essere raggiunti dall’Amore di un Cuore dolce e
umile, proprio là nella nostra miseria, nel quotidiano, e accettare la
fatica di servire con umiltà, di per-donare e per-donarsi aprendo spazi
di vita nuova, è il giogo di Gesù Fratello e Amico, è fonte di pace e
gioia. Maranatha!, Vieni, Signore Gesù.