Vangelo 25.01.2023 (Mc 16, 15-18)
mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno
i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno
demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai
malati e questi guariranno».
|||
COMMENTO.
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. E’ un
invito che viene da Gesù, ma tramite le prime comunità cristiane formate
di giudei e pagani e che hanno maturato la fede in Gesù Salvatore di tutti
non solo degli Ebrei. “Andate e proclamate” ha assunto nella storia della
Chiesa accenti differenti, a volte di conquista, di diffusione della
cristianità, altre volte una missionarietà di offerta, di proposta di un
dono, di invito a un banchetto di fraternità. Quell’ ‘andate’ riguarda
tutti i discepoli e tutti i momenti della loro vita. Non è un compito da
fare da parte dei preti, dei missionari che partono lontano, o dei
vescovi, ma dono da accogliere da parte di ogni battezzato e condividere
con poveri, ciechi, prigionieri…. perché nel mondo regni la vita. Un
esempio: Charles de Foucauld è andato fra gli arabi nel deserto algerino e
poi più lontano fra i Tuareg a Tamanrasset -prete, eremita,
discepolo-missionario- per farsi amico loro, per vivere la fraternità con
tutti. Quell’ ‘andate’ riguarda anche ogni momento, come ricorda spesso
papa Francesco: ‘Siamo sempre ‘discepoli-missionari’, sempre impegnati a
essere con Gesù e indicarlo con la vita nostra a tutti come Salvatore,
Fratello e Amico’. ‘Andate e proclamate’ prima con la vita a cui segue la
parola. “I segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove…” Non aspettiamoci segni
esterni grandiosi: esorcismi di massa spettacolari, folle che parlano in
‘lingue’ in grandi piazze, … I segni che sgorgano da ‘cristiani-missionari
con la vita’ sono colti generalmente solo da chi ha occhi di fede, lo
sguardo di Gesù stesso. Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù
Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai
sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata,
ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa
malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze’
(EV. Gaudium). Usciamo da una evangelizzazione di parole, di discussioni e
chiacchiere, di catechismo come primato, di dottrina come riferimento
assoluto. Usciamo dalla chiesa come edificio e come, Maria, portiamo Gesù
Cristo nel ventre, nel nostro vissuto e dovunque siamo e andiamo (in
famiglia, in comunità o per lavoro, per sport, per riposo, per incontri
vari anche di preghiera), chiunque ci incontra possa respirare il Soffio di
Vita di fraternità, di amicizia, di per-dono, di gioiosa convivialità nelle
differenze.