Vangelo 06.07.2022 (Mt 10, 1-10)
spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità. I nomi
dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo
fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo,
Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il
Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò
dopo averli così istruiti: Non andate fra i pagani e non entrate nelle
città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa
d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
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COMMENTO.
Chiamati a sé i dodici. Dodici è simbolico (il popolo d’Israele, la Nuova
alleanza, il nuovo popolo di Dio), quindi non riservato agli apostoli come
tali, in senso tecnico, ma ad ogni persona che è credente e come tale è
inviata. L’essere umano ha una sua identità proprio nella chiamata
all’esistenza che comporta una vocazione-missione, un servizio agli altri e
anche a sè stesso, ma non per sé stesso; e in particolare un cristiano al
seguito di Gesù, avvertendosi amato, salvato risponde con un impegno a
comunicare, a donare gratuitamente. “Diede loro il potere di scacciare gli
spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità.” Dà il
potere non solo ai dodici, ma a ogni cristiano, anzi ogni persona che viene
al mondo di liberare dal male con il bene. Qui all’eremo-fraternità
Betania salutandoci per il segno della pace abbiamo introdotto da anni una
benedizione particolare : E’ cosa bella-buona che tu esisti. Sei stato
chiamato all’esistenza, non a caso (il Caso è uno dei nomi di Dio), sei
prezioso ai Suoi occhi. La chiamata poi è sempre personale. Ognuno con la
sua storia, storie molto diverse, di gente semplice, di carattere diverso,
di indole diversa. Messi insieme senza tener conto se si è adatti, se si
hanno le qualità per vivere in fraternità. Per fare comunità che
testimonia non servono tanto le qualità, i valori di ognuno, servono ‘le
debolezze’ riconosciute, le sconfitte, i ‘tradimenti’ riconosciuti
umilmente; allora diventano ponte di comunicazione, olio che cura le
ferite e ridona vigore. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della
casa d’Israele. Non pensate che siano i lontani, quelli dell’Africa o
dell’America che hanno bisogno di buona notizia e di conversione, ma
pensate agli Europei, ai vicini e ai più vicini siete voi stessi, pecore
perdute. Vicino è ognuno di noi bisognoso di cura, di perdono. Chi sono le
pecore perdute della casa d’Israele.? Forse a cominciare proprio da noi
stessi, c’è da rivolgersi proprio ai cosiddetti credenti o praticanti,
anche ai pastori che credono di avere la verità nella valigetta e
condannano gli altri, e si rifanno a leggi per definire buoni e cattivi,
per distinguere cristiani da non cristiani. E strada facendo ….. Cioè
continuate come ho fatto io. Io ho camminato sulle strade di Palestina
incontrando malati, lebbrosi, posseduti dal male, persone non vive dentro,
non vive con gli altri. Non ho mai condannato, non ho cercato guadagni o
ricompensa o riconoscenza, ho curato prima i più bisognosi, ho avuto
compassione, mi sono fermato a mangiare con i ‘perduti’ della religione.
Fate anche voi così, camminate come io ho camminato e il regno dei cieli è
vicino.