Vangelo 25.06.2022 (Lc 2, 41-52)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di
Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine
della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del
ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne
accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata
di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non
avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni
lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e
li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la
sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua
madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non
compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a
Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel
suo cuore.
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COMMENTO.
Festa del cuore immacolato di Maria. Ritroviamo il brano del Vangelo di
Luca, come nella festa della sacra famiglia dopo Natale e in altre
occasioni. Lo stesso brano di Vangelo, come la vita, lo si legge ogni volta
da prospettive diverse, secondo la situazione che si vive, ma il
messaggio fondamentale non cambia. Solo Luca racconta questo particolare
episodio, molto simbolico, della vita di Gesù a Nazareth. Il ragazzo, che
ha compiuto 12 anni, va con i genitori a Gerusalemme, al Tempio per la
festa di Pasqua, la festa della liberazione dalla schiavitù, dell’inizio
del cammino verso la Terra promessa, a Gerusalemme. Ma, trascorsi i
giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a
Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Lo ritroveranno solo
dopo tre giorni, cioè come ‘risorto’, nuovo, differente. «Perché mi
cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Il Suo è un rapporto personale con Dio, con il Padre. Ognuno ha un
rapporto personale con Dio, con Il Padre che è ‘suo’ e di tutti. Ecco
cosa potrebbe dire a noi, ai genitori di oggi. Non sapevate che un figlio
non è obbligato a impostare la propria vita secondo la volontà dei
genitori? Sarebbe imposizione, bloccare la creatività che è in ognuno,
cosa che sovente capita nelle famiglie, nell’educazione, nell’insegnamento
del catechismo! E ancora: non sapevate che in ogni ragazzo, in ogni
giovane c’è, magari nascosto dietro tante maschere, l’appello a occuparsi
delle cose di Dio? “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.”
Ecco il cuore immacolato, un cuore che ha cura, custodisce in silenzio,
senza giudicare, senza pretesa di capire tutto, con umile rispetto del
Mistero e assieme fiducia nell’angelo (voce di Dio nel profondo della
coscienza), con vergine speranza. Venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.
Ora i genitori sanno che non devono ‘gestire’ il figlio come vogliono
loro, devono anzi ascoltare e imparare dal figlio e accompagnare con
tenerezza; ora il figlio sa che i genitori non possono capire tutto ,
eppure ci vuole rispetto e obbedienza dialogata per crescere nella cosa
più importante: amare! Questo in famiglia, come nelle Comunità, nella
vita sociale e religiosa. Grandi cose fa il Signore nell’umile che non
comprendendo fa le opere del Padre: amare senza limiti.