Vangelo 18.05.2022 (Gv 15, 1-8)
Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto,
lo-taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più
frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io
sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto
frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me
viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano
nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in
voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il
Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
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COMMENTO.
Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Siamo nella metafora,
ma anche in una affermazione di misteriosa realtà globale interconnessa
(anche secondo la fisica quantistica) in cui viviamo un cammino che
unifica tutto senza confusione, rispettando le differenze. Tra l’altro Gesù
dice: Io-Sono la vera vite (come Io-Sono il vero Pane), e lo dice per
indicare che ci sono altre viti ma non sono la vite vera, cioè unica nella
sua pienezza. In Lui (figlio dell’Uomo e Io-Sono=Dio) c’è la pienezza della
Realtà, di Umanità e Divinità interconnesse in modo mirabile e
misterioso. Gesù, che è insieme Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, è Lui
che ama totalmente gli uomini come Dio, è Lui che ama totalmente Dio come
uomo, Lui il Cristo cosmico, Spirito del Padre-Amore, la Vite e noi (le
creature tutte, gli umani, gli spiriti…) i tralci. Mi ha aiutato molto
l’apertura di Francesco (Evagelii Gaudium, Laudato sì, Fratelli tutti) a
leggere il Vangelo e incontrare il Cristo nel Creato, nella terra sacra
che è il quotidiano dei giorni, in ogni fratello e sorella in umanità, nel
Silenzio del cuore dove lo Spirito abita. Ho preso coscienza di un
mistero-verità enorme: i rapporti del Vignaiolo con la vigna (cosmo) e di
noi con la Vite (Gesù Cristo) nella vigna (tutto il Creato), non sono
realtà separate, bensì una sola avventura d’Amore. Non vivere questa
avventura d’amore vuol dire essere dei falliti. Se noi non amiamo gli
altri, tutte le creature come fratelli e sorelle (Cantico delle creature
di s. Francesco) siamo falliti come figli di un Dio Padre. “Chi non rimane
in me viene gettato via come il tralcio e secca…” . Anche nella vita
spirituale si può non rimanere in Lui e avviene quando apparentemente si
cerca Dio, la Sua volontà ma di fatto la propria volontà, i propri gusti, i
propri piaceri, il proprio benessere, cioè il proprio egoismo. Nel bene, il
male esce allo stato più sottile. Quindi c’è tutto un cammino di
purificazione, un taglio dei rami secchi, che il Signore opera in noi; la
tentazione è di sottrarsi a questo. “Se rimanete in me e le mie parole
rimangono in voi…. porterete molto frutto.” Essere uniti a Gesù, è la
linfa vitale, perché poi produciamo secondo ciò che siamo. Uniti a Lui
produciamo i suoi stessi frutti. Non basta essere cristiani di Chiesa o
credenti in Gesù a parole, c’è da produrre frutto: l’amore concreto per il
prossimo, per tutte le creature. L’unione con Gesù è quindi una unione
mistica (aver cura del divino che è in noi con la meditazione della Parola,
il Silenzio) e aver cura del divino che è in ogni altro e in ogni creatura
del Cosmo. Questa cura comporta la promozione della dignità e dei diritti
della persona, la ricerca del bene comune mediante la solidarietà, la
salvaguardia del creato. E’ camminando di pari passo sui due sentieri che
si rimane nell’AMORE. Frutto dell’amore è la Gioia.