Vangelo 27.04.2022 (Gv 3, 14-21)

Poiché Dio tanto amò il mondo da dare il Figlio unigenito, affinché
chiunque crede in lui non si perda, ma abbia vita eterna. Dio, infatti,
inviò il Figlio nel mondo, non per giudicare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato attraverso di lui. Chi crede in lui non è giudicato, chi invece
non crede è già stato giudicato, poiché non ha creduto nel nome
dell’Unigenito Figlio di Dio. Ora questo è il giudizio: la luce è venuta
nel mondo e gli uomini amarono piuttosto le tenebre che la luce. Erano
infatti cattive le loro opere. Poiché chiunque fa il male odia la luce e
non viene alla luce, affinché non siano denunciate le sue opere. Chi invece
fa la verità viene alla luce, affinché si manifestino le sue opere che in
Dio sono state fatte.
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COMMENTO.
Mi risuona sempre interiormente una frase di Carlo Carretto. ‘Il Caso è uno
dei nomi di Dio’. Qui Giovanni ci aiuta a capire quale Dio, quale Caso sta
all’origine e opera sempre ‘Poiché Dio tanto amò il mondo da dare il Figlio
unigenito’. All’Origine e lungo tutto il cammino e al Punto d’arrivo della
storia universale sta un Dio appassionato dell’uomo, del mondo. Credere
nell’amore incredibile che Dio ha per l’uomo, credere che Dio ci ama con
tenerezza, questo ci fa cristiani. “Noi crediamo all’Amore che Dio ha per
noi…” (1 Giov) Questo Dio che ‘da il Figlio unigenito affinché chi
crede abbia la vita eterna’ , è un Dio Padre che non può non amare e ama
tutto e tutti, donne e uomini, a cominciare da quelli che la religione e la
società scarta, dai violenti, dai ladri, dai feriti sulle strade di guerre,
di migrazioni. Un Dio che ama il Cosmo con tutte le sue ferite, ha cura che
tutto cammini verso la pienezza di Vita. In questo tempo oscuro e
drammatico, segnato dal sangue di tante violenze e della guerra , da un
disastro ecologico enorme, Chiara Patrizia, monaca clarissa, osa
annunciare: “Siamo abbracciati dal Bene che supera ogni nostra comprensione
e non sappiamo neppure come chiamarlo; questa piccola parola- bene- è solo
un riflesso del torrente della vita che nel suo scorrere porta via ogni
male”. Chiamiamolo Dio-Amore, Dio- Luce! “Chiunque fa il male odia la
luce e non viene alla luce, affinché non siano denunciate le sue opere”. E
chi fa il male? Chi non si sente amato, chi non ha qualcuno che lo ama
gratuitamente, allora vive nelle tenebre e le sue opere in genere sono
cattive. Fa il male chi continua con l’immagine di Dio che é solo giustizia
(alla maniera del mondo) un Dio da tener buono, sennò ti manda
all’inferno. E spesso le religioni favoriscono questo tener buono Dio
altrimenti ti castiga. “Chi invece fa la verità viene alla luce”. Fare la
Verità non è teologia, non è formule , parole e parole, ma fare il Bene,
fare in Dio, dunque essere misericordiosi come il Padre, dunque beati gli
artigiani di fraternità, come Gesù ha fatto. Venire alla luce è
risvegliarsi al fatto che siamo figli e non padreterni. Allora ‘credere nel
Figlio’ sarà un affidarsi a Lui, a Lui che sulla Croce si abbandona al
Padre e comprendere che in Lui, per Lui niente va perduto, non un sospiro,
non una lacrima, non un filo d’erba; non va perduta nessuna generosa
fatica, nessuna dolorosa pazienza, nessun gesto di cura per quanto piccolo
e nascosto. Vivere da figli d’un Padre Misericordioso, vivere da fratelli
amandoci come Gesù ci ha amati: questa è già vita eterna! Se diciamo la
parola Caso o Destino o Dio onnipotente e Giudice, preghiamolo così: “Padre
Buono e Misericordioso, mi abbandono a te, per vivere come figlio Tuo e
fratello di tutti e di tutte le Tue Creature perché credo nel Tuo Figlio
che ci ha amati e ci ama d’un amore appassionato, Fratello mio e
dell’Universo”.