Vangelo 15.10.2021 (Lc 12, 1-7)
In quel tempo, radunatesi migliaia di persone a tal punto che si
calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli:
“Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di
nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.
Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e
ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato
sui tetti.
A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non
possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui
che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo
dico, temete Costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di
essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono
tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri”.
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COMMENTO.
Uscito dalla casa del fariseo dove ha pronunciato tutti quegli Ahimé, Gesù
si trova improvvisamente in mezzo a una grande folla un po’ agitata, ma a
sorpresa parla prima ai discepoli. Il suo scopo è di incoraggiarli in un
contesto di persecuzione e di ostilità in cui verranno a trovarsi. E inizia
mettendoli in guardia dall’ipocrisia, un lievito che è tipico dei farisei,
ma può agire in tutti, soprattutto nei discepoli, perché, tentati di fare
come o meglio del Maestro, può portarli ad agire ipocritamente, a non
accettare se stessi come si è, a cercare sempre di essere ai primi posti
(sui tetti), mentre è importante rimanere all’ultimo posto, piccoli,
nascosti. “Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto
che non sarà conosciuto”. Intanto possiamo applicarlo a noi stessi.
Insidiati sempre dal lievito della grandezza, siamo portati a nascondere i
nostri limiti, prima a noi stessi: non mi vado bene. Poi cerchiamo di
nasconderci anche agli altri, e così anche a Dio di cui abbiamo paura
perché pensiamo che sia invidioso, rivale. Accettarci così come siamo, non
aver paura di farci conoscere o vedere per quello che siamo, è la vera
grande risorsa cha abbiamo. Solo allora saremo davvero
discepoli-missionari. “Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà
udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più
interne, sarà annunziato sui tetti”. Penso a Charles de Foucauld, la sua
vita ‘nascosta’, il suo fare amicizia con discrezione, come in silenzio, il
suo ‘dire all’orecchio’ cioè farsi prossimo degli arabi, dei Tuareg come
fratello, ora viene annunciato sui tetti. Già dichiarato santo, lo sarà
proclamato fra non molto. Ma, più di questo. Il suo messaggio di Nazareth e
di una missionarietà di testimonianza, di fraternità universale è
riconosciuto da tutta la Chiesa. “Non temete coloro che uccidono il corpo e
dopo non possono far più nulla”. Il corpo, tutto il suo valore, tutta la
sua dignità, ma dice temporaneità, passaggio e allora non possiamo ridurre
tutto al corpo; la vita terrena è più grande e possiamo donarla per non
perderla. Se la riceviamo come dono (anche il corpo), la possiamo vivere
come dono e quindi condividerla, donarla anche fino al martirio. “Non
temete, voi valete più di molti passeri”. Gesù parla da Amico a degli
amici, parla da fratello a dei fratelli amati, parla a nome dell’Abba, papi
buono, misericordioso, tenero, che si prende cura anche dei passeri, che ci
scruta ma con infinito amore. Viviamo in un mondo d’Amore, nonostante
tutte le apparenze. Via ogni paura. La prima e l’ultima parola è sempre
“Non abbiate timore”.