Vangelo 26.08.2021 (Mt 24,45-51)
45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai
suoi familiari con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? 46Beato
quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! 47Amen vi
dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni. 48Ma se questo
servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, 49e
cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a
mangiare con gli ubriaconi, 50arriverà il padrone quando il servo non se
l’aspetta e nell’ora che non sa, 51lo spaccherà in due e gli infliggerà la
sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.
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COMMENTO.
Dove andiamo? E nel nostro andare o peregrinare come comportarci? Qualcosa
ci viene suggerito in questi pochi versetti inclusi nel discorso
escaologico dell’evangelista Matteo. L’escatologia riguarda più il fine che
non la fine dell’avventura di ognuno di noi, ma anche dell’umanità, del
Cosmo. E’ comunque per tuttti un tempo di attesa. Per tanti c’è un’attesa
vaga e confusa perché non trovano un senso all’esistenza; per altri c’è
un’attesa da ‘carpe diem’ (=afferra il giorno, godi, attaccati ai beni di
questo mondo finché puoi) perché il loro fine è la fine, la morte. Per un
cristiano che si nutre del Vangelo il fine è un posto nell’assemblea di
fratelli tutti e figli nel grembo o nell’abbraccio del Padre con viscere di
Madre. E’ l’attesa di questo abbraccio pieno che sostiene il nostro
cammino. Questa attesa è un dono, il dono della speranza che nella fede già
gusta le cose che non si vedono e intravvede con il cuore la pienezza di
vita che nella carità già si sperimentano. Beato quel servo che il padrone
al suo ritorno troverà ad agire così! Fuori della parabola chiamiamolo
Amico e non padrone del servo che sarà trovato vigilante, attento a servire
con tenerezza. Vigilare o vegliare con speranza è soprattutto uno sguardo
oltre e in profondità o
nelle altezze: non so quando, ma l’Amico verrà e anzi mi accompagna già ora
Lui stesso (sono con voi
tutti i giorni) in tutte le situazioni. La vita comprende gioie e dolori,
salute e malattia, vittorie e sconfitte, passaggi vari tra cui quello della
morte fisica. E’ inutile lottarci contro, è da accogliere e con tenerezza.
La speranza mi aiuta a vedere il positivo in ogni cosa, il cammino di
trasformazione. Nella Evangelii gaudium Francesco scriveva: Non lasciamoci
rubare la speranza. Proprio questo del Covid è tempo di speranza per la
società civile, per la Chiesa, per i credenti di tutte le religioni, per i
‘sapienti’ credenti o no. Difendiamo la speranza, difendiamola non cadendo
nello scoraggiamento, non lasciandoci travolgere dalle preoccupazioni,
dalle paure varie per cui cerchiamo sicurezze e fuoriuscite nel denaro,
nelle droghe di vario tipo, nelle illusioni di piaceri a tutti i costi, nel
‘possedere’ cose e persone. Anche l’accanimento
eccessivo nel difendere la propria posizione no-vax o pro-vax è una ricerca
affannata di sicurezza e mancanza di speranza. Come vegliare? … Ha
preposto i suoi familiari con l’incarico di dar loro il cibo al tempo
dovuto. Ecco la missione del servo per i suoi familiari, cioè a cominciare
dai vicini, ma i
familiari sono tutti, perchè siamo una sola famiglia umana. Intanto dare a
tutti il cibo dell’Amore , della misericordia, di trattare ognuno, chiunque
sia come fratello, come amico, a cominciare da se stessi. Ma poi il cibo
d’amore varia secondo il compito o missione di ognuno. Sarà il bene comune
in particolare per chi governa; sarà per la coppia un amore coniugale che
comporta rispetto, non imposizione, dialogo
come tra amici; sarà soprattutto cammino di amicizia, di fraternità con
tutti e di condivisione della Parola
per il Vescovo, per i preti, per chiunque è chiamato a ‘rendere ragione
della speranza che è in voi’ (1Pt 3,15) Allora la sorte sarà: Pace e Gioia
già da ora.(fr.Tom)