Vangelo 26.04.2021
«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per
la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi
invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre
e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e
le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina
innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un
estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non
conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma
essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù
disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle
pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma
le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso
di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene
se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la
vita e l’abbiano in abbondanza. (Gv 10, 1-10)
|||
COMMENTO.
Occorre tener presente che la parola ‘Pastore’ allora come ora viene
applicata ai capi o responsabili dei vari ‘recinti’: civili, religiosi,
comunità sociali, associazioni umanitarie. E occorre anche tener presente
che i ‘Pastori’ di allora, come al tempo dell’esilio in Israele, tanto come
quelli di oggi, in particolare se pretendono o si dicono ‘buoni pastori’,
sono spesso ‘ladri e briganti’. Parole forti, ma viva la franchezza di Gesù
nel chiamare le persone e le situazioni col nome adatto! *Chi non entra
nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un
ladro e un brigante. *Nel recinto del Tempio di Gerusalemme allora c’erano
proprio ladri e briganti e le pecore erano ‘oggetti’, non erano amate e
liberate dal male, ma obbligate a pagare, schiavizzate a sacrifici. Anche
oggi il comportamento delle nostre Comunità e Associazioni le fa Recinti o
Ovili civili e religiosi. *.Chi invece entra per la porta, è il pastore
delle pecore*. Ma non è facile capire. E allora Gesù dice chiaramente Io
sono la Porta, Io sono il Pastore buono (non buon sdolcinato Pastore), il
vero Pastore. Proviamo a cogliere quanto è diverso essere un cristiano che
segue la religione cristiana (di per sé recinto) da una persona umana che
segue Gesù, Pastore bello. Se Gesù è davvero il mio Pastore, sto nella
Chiesa. Ma non ho altro vero pastore e mi sento nell’unico gregge, quello
di ‘Fratelli tutti’. Con Lui so che non manco di nulla (sal 22-23). Sento
che mi fa essere libero, libero di entrare e uscire dal recinto stretto di
regole di religione e da altri recinti, come la famiglia, le comunità, le
associazioni, le nazioni, ma entrare e uscire passando per Lui che è
Porta. E questa porta è larga come la misericordia ed è stretta come
‘donare la vita’ perché tutti l’abbiano in abbondanza. Ma ciò che consola
e dà gioia è che: E*gli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori*.
Chiamare per nome è far esistere o continuare l’opera di creazione.
Certamente anche tu hai fatto esperienza già nella tua vita, di essere
chiamata/o per nome da Gesù Cristo, e sempre è stato per un ‘esodo’, una
conversione, un essere condotto fuori (uscita) da chiusura, da sensi di
colpa, da paure di non fare come la religione dice, da paura della libertà
(!). Ma poi c’è anche un essere condotto fuori, come nella E. G., un
andare a condividere con gli ultimi, con i cosiddetti lontani, un dialogare
con tutti. Essere fratello dei piccoli, di tutti gli umani e di tutte le
creature, una non paura di sporcarsi mani e vestiti (preferisco una chiesa
sporca … E.G. 49), di dire con il salmo ‘Anche se vado per valle oscura,
non temo alcun male perché Tu sei con me…’ La valle oscura è lo Sheol,
l’inferno. Diceva Serafino di Sarof: Non m’importa di scendere agli inferi,
basta che sappia che tu sei con me…’ Credo di capire un po’ di più che
Pastore bello sei (altro che sdolcinato) e che pastori desideri al tuo
seguito. “Bontà e grazia mi sono compagne / quanto dura il mio cammino /
io starò nella casa del Padre / lungo tutto il migrare dei giorni” (Sal
23, Turoldo) (fratel Tommaso)